Zverev: “Non ho mai permesso che il diabete mi fermasse”
Il tennista tedesco a Roma: passi avanti di tecnologia e farmaci, non c’è motivo per cui bambini e adulti con diabete non possano vivere al meglio la propria vita.
“Non ho mai lasciato che il diabete mi fermasse. Se riesco a ispirare altre persone con il diabete a continuare a inseguire i propri sogni e a realizzare tutto ciò di cui sono capaci, allora avrò fatto una piccola differenza”. Il tennista tedesco Alexander Zverev è una delle 64 milioni di persone che convive con il diabete in Europa e queste parole le ha confermate con i fatti. Il campione, attuale numero due del mondo, è a Roma per gli Internazionali d’Italia 2025 che ha già vinto lo scorso anno e nel 2017, ed ha partecipato a un evento promosso da Medtronic. Sul palco è stato accompagnato da Davide, bimbo di 8 anni che vive a Torino e condivide con il suo beniamino la passione per il tennis e la malattia.
Tecnologia e farmaci hanno fatto enormi passi avanti
Sacha, nato ad Amburgo nel 1997, ha ricevuto a soli quattro anni la diagnosi di diabete di tipo 1, in cui il sistema immunitario distrugge le cellule del pancreas che producono insulina, causando una carenza di questo ormone fondamentale per il metabolismo dello zucchero. “Quando mi è stato diagnosticato, circa venti anni fa, la situazione era diversa e praticare uno sport come il tennis era considerato impossibile - spiega Zverev -. La tecnologia e i farmaci hanno fatto enormi passi avanti. Quindi io sto vivendo il mio sogno ma non sono l’unico esempio di atleta con diabete. E oggi non c’è motivo per cui bambini e adulti con diabete non possano vivere al meglio la propria vita”. L’atleta nel 2022 con il fratello ha fondato la Alexander Zverev Foundation, un’associazione che mira a aiutare giovani con diabete in Paesi dove non è possibile permettersi le cure.
In Italia 3,9 milioni di persone con diabete
In Italia, secondo gli ultimi dati epidemiologici, sono 3,9 milioni le persone che convivono con il diabete, pari al 6,6% della popolazione, di cui 259mila con diabete di tipo 1 e 3.5 milioni con diabete di tipo 2, con una maggiore prevalenza tra le donne. Per questa popolazione, un controllo ottimale della glicemia diventa essenziale per limitare l’insorgenza di complicanze croniche.
Cos’è l’intervallo glicemico ottimale
Il Time in Range, ovvero il tempo trascorso all’interno dell’intervallo glicemico ottimale (70-180 mg/dL), rappresenta un indicatore chiave per ridurre il rischio di complicanze future. Tuttavia, nonostante l’accessibilità a soluzioni tecnologiche, solo il 20% delle persone con diabete in Italia utilizza microinfusori insulinici, rispetto al 65% in Germania e al 43% negli Stati Uniti. Questa statistica evidenzia la necessità di colmare un divario, non solo tecnologico ma anche culturale e informativo. Per le persone con diabete di tipo 1, rimanere nell’intervallo glicemico target per almeno 17 ore al giorno può migliorare significativamente gli esiti clinici e offrire una migliore qualità della vita. Ogni aumento del 10% del Time in Range può ridurre il rischio di complicanze a lungo termine, come la retinopatia, di quasi il 40%.
“La diagnosi durante l’infanzia o l’adolescenza è un evento traumatico – sottolinea Marco Marigliano, professore associato di Pediatria dell’Università di Verona - che genera emozioni come shock, rabbia, paura e ansia. Aiutare i giovani a normalizzare queste emozioni è essenziale per il loro benessere psicologico. L’uso di tecnologie, come i sensori glicemici e i microinfusori di insulina, ha svolto un ruolo fondamentale nell’alleviare lo stress e l’ansia, in particolare per la paura dell’ipoglicemia, comune nei pazienti e nelle loro famiglie”.
La crescente diffusione dei microinfusori come standard di cura
In Italia, i dati più recenti (Isped Card 2023) mostrano progressi significativi: su oltre 4.000 bambini e ragazzi monitorati, più del 95% utilizza un sensore per il monitoraggio continuo del glucosio (CGM), oltre il 40% è in terapia con microinfusore di insulina e quasi tutti quelli che utilizzano un microinfusore (circa il 38% del totale) impiegano sistemi a rilascio automatico dell’insulina. Un cambiamento importante rispetto ai dati del 2019, che conferma una crescente diffusione delle tecnologie avanzate anche nella nostra realtà.
“I livelli di glucosio nel sangue sono influenzati da vari fattori e possono essere diversi da un giorno all’altro - conclude Luigi Morgese, Sr. Business Director di Medtronic Diabetes IGI (Italia, Grecia, Israele) -. Ma oggi, la tecnologia può davvero fare la differenza, aiutando a stabilizzare i livelli di glucosio durante i pasti, l’esercizio fisico, il sonno e ogni volta che i livelli di zucchero nel sangue sono alti o bassi. Eventi come questo aiutano ad aumentare la consapevolezza e la comprensione che il diabete non deve essere vissuto come una continua sfida impegnativa e non limita il tuo potenziale”.
Tratto da: Il Sole 24 Ore, Ernesto Diffidenti, 13 maggio 2025