Diabete e fragilitā ossea, il rischio nascosto che colpisce anche i giovani
È una complicanza poco visibile ma significativa, emersa con chiarezza durante il congresso Panorama Diabete 2025. Il diabete ha effetti documentati anche sullo scheletro.
Le ossa delle persone con diabete possono apparire forti, ma nascondono una fragilità profonda che spesso si manifesta solo con la frattura. È una complicanza poco visibile ma significativa, emersa con chiarezza durante il congresso Panorama Diabete 2025. Il diabete, infatti, non si limita a colpire pancreas, cuore, reni e vasi sanguigni, ma ha effetti documentati anche sullo scheletro, al punto da introdurre il concetto di osteopatia diabetica.
Un dato particolarmente allarmante riguarda i giovani adulti con diabete di tipo 1, anch’essi esposti al rischio di fragilità ossea. Secondo la professoressa Raffaella Buzzetti, presidente della Società Italiana di Diabetologia (SID), “il diabete accelera numerose patologie legate all’invecchiamento e la fragilità ossea è ormai riconosciuta come una complicanza della malattia”. I pazienti con diabete di tipo 1 hanno un rischio di fratture generale aumentato di 1,5 volte, che sale a 4,35 volte per le fratture dell’anca e quasi raddoppia per quelle della caviglia. La prevalenza di massa ossea ridotta nei giovani con diabete tipo 1 varia tra il 22% e il 37%.
Studi precedenti hanno evidenziato anche per il diabete di tipo 2 un incremento del rischio di fratture del 64%. Nelle donne, in particolare, il rischio di fratture vertebrali risulta triplicato rispetto alle coetanee non diabetiche. Gli esperti indicano che un’adeguata integrazione di vitamina D e calcio può contribuire alla prevenzione della perdita di massa ossea.
La diagnosi precoce si basa sulla densitometria ossea (DXA), considerata il gold standard per l’individuazione di osteopenia. Le indicazioni per l’esame comprendono persone con diabete di tipo 1 sopra i 50 anni o più giovani con scarso controllo glicemico, storia familiare di fratture, malattia di lunga durata (oltre 26 anni) o celiachia associata.
Il trattamento farmacologico può includere bifosfonati o denosumab, in base ai criteri dell’International Osteoporosis Foundation, che indicano l’inizio della terapia in presenza di fratture vertebrali o dell’anca e un T-score inferiore a -2,0. Dal punto di vista metabolico, l’insulina ha un effetto favorevole sulla massa ossea, mentre la resistenza insulinica la compromette sia in termini di densità che di qualità. In aggiunta, l’accumulo di AGEs (prodotti della glicazione avanzata) nel diabete di tipo 2 altera la struttura del collagene osseo, diminuendone elasticità e resistenza.
L’obesità rappresenta un ulteriore fattore di rischio: oltre al maggiore carico meccanico sullo scheletro, contribuisce all’infiammazione cronica attraverso citochine come IL-6 e TNF-alfa, che stimolano il riassorbimento osseo.
Complicanze come le ipoglicemie, le neuropatie periferiche e la retinopatia diabetica aumentano il rischio di cadute a causa dell’instabilità posturale. A ciò si aggiunge la sarcopenia, perdita di massa muscolare, che nei pazienti con diabete ha una prevalenza tripla rispetto alla popolazione sana. Un adeguato apporto proteico e l’attività fisica mirata restano strumenti fondamentali per contrastare questo ulteriore elemento di fragilità.
Tratto da: Diabetologia33, Beatrice Curci, 24 maggio 2025