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Nuovo progresso nella lotta contro il diabete di tipo 1

Scoperte innovative sulla protezione delle cellule beta del pancreas

Recenti ricerche condotte da un team di scienziati della Mayo Clinic hanno portato a un significativo avanzamento nella comprensione e nel trattamento del diabete di tipo 1. Questo studio innovativo ha dimostrato che un rivestimento di molecole zuccherine può proteggere il tessuto pancreatico, che è solitamente compromesso in questa malattia. Gli esperimenti sono stati effettuati su topi femmina geneticamente modificati, predisposti a sviluppare la forma murina del diabete di tipo 1. In particolare, un gruppo di questi animali era stato ingegnerizzato per produrre una quantità maggiore di un enzima noto come ST8Sia6, che riveste le cellule beta del pancreas con un tipo specifico di zucchero, chiamato acido sialico. Questa scoperta potrebbe aprire nuove strade per il trattamento del diabete di tipo 1, migliorando la qualità della vita dei pazienti.

Importanza delle cellule beta nel diabete di tipo 1

Le cellule beta del pancreas sono essenziali per la produzione di insulina e per il mantenimento di livelli di glicemia equilibrati. Tuttavia, nel diabete di tipo 1, queste cellule vengono attaccate dal sistema immunitario, portando alla loro distruzione. I risultati dello studio sono stati sorprendenti: nel gruppo di controllo non trattato, il 60% dei topi ha sviluppato diabete di tipo 1, mentre solo il 6% dei topi trattati con acido sialico ha manifestato la malattia. Questo evidenzia una riduzione del 90% nell’incidenza della patologia. L’immunologa Virginia Shapiro ha commentato: “I nostri risultati dimostrano che è possibile ingegnerizzare cellule beta in modo tale da non attivare una risposta immunitaria“. Questi risultati offrono nuove speranze per lo sviluppo di terapie più efficaci.

Il rivestimento zuccherino e il sistema immunitario

La scoperta del rivestimento zuccherino è emersa durante ricerche sul cancro, dove è stato osservato l’uso dell’enzima ST8Sia6 e dell’acido sialico per sfuggire alla distruzione. Questo rivestimento sembra agire come un distintivo di autenticità, segnalando al sistema immunitario che le cellule beta devono essere preservate. I ricercatori hanno notato che il sistema immunitario dei topi trattati non ha mostrato segni di compromissione. “Anche se le cellule beta sono state risparmiate, il sistema immunitario è rimasto intatto”, ha affermato il medico ricercatore Justin Choe. “Abbiamo scoperto che l’enzima genera specificamente tolleranza contro il rigetto autoimmune delle cellule beta, offrendo una protezione locale e mirata contro il diabete di tipo 1”. Sebbene i risultati siano promettenti, è fondamentale considerare il contesto delle sperimentazioni precliniche, per verificare se questi meccanismi possano essere applicabili anche negli esseri umani.

Le sfide nella ricerca del diabete di tipo 1

Una delle principali sfide nella ricerca di una cura per il diabete di tipo 1 è la mancanza di chiarezza riguardo ai fattori scatenanti della malattia. Sebbene siano noti i meccanismi attraverso i quali le cellule beta vengono distrutte, i fattori genetici e ambientali che potrebbero influenzare questo malfunzionamento del sistema immunitario rimangono poco definiti. Il diabete di tipo 1 colpisce milioni di persone in tutto il mondo e richiede un monitoraggio costante dei livelli di zucchero nel sangue, oltre a somministrazioni quotidiane di insulina tramite iniezioni o pompe per insulina, per prevenire gravi complicazioni. “Un obiettivo fondamentale sarebbe quello di fornire cellule trapiantabili senza la necessità di immunosoppressione”, ha affermato Shapiro. Anche se la ricerca è ancora nelle fasi iniziali, questo studio potrebbe rappresentare un passo importante verso il miglioramento delle opzioni terapeutiche per i pazienti. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nel prestigioso Journal of Clinical Investigation, contribuendo a una maggiore visibilità nel campo della medicina.

Tratto da: Scienze Notizie, Emma Civida, 23 agosto 2025