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Prediabete, l’intolleranza al glucosio si legge nel cristallino dell’occhio

Il cristallino dell’occhio può prevedere chi svilupperà il diabete di tipo 2 e il prediabete, una condizione nota come intolleranza al glucosio (Impaired glucose tolerance, Igt), e che precede spesso l’insorgenza della patologia. A sostenerlo è una nuova ricerca della University of Exeter Medical School, nel Regno Unito, presentata durante il 55esimo congresso dell’Associazione europea per lo studio del diabete (Easd) che si è tenuto a Barcellona. I risultati, spiegano i ricercatori, rappresentano un importante passo in avanti per la diagnosi precoce, in quanto oggi possono passare anche dieci anni tra l’insorgenza della malattia e la diagnosi effettiva, e prevenire così future complicanze associate al diabete.

L’autofluorescenza del cristallino

Lo studio pilota, coordinato dalla ricercatrice Mitra Tavakoli, ha coinvolto un totale di 60 partecipanti, di cui 20 affetti da diabete, 20 con una condizione di prediabete e, infine, altri 20 individui sani. Servendosi di un innovativo strumento, il biomicroscopio, i ricercatori sono riusciti a valutare attraverso una semplice scansione il livello di autofluorescenza del cristallino. Grazie a questa analisi, i ricercatori sono poi stati in grado di rilevare nel bulbo oculare i prodotti di glicazione avanzata (Age), composti chimici noti per riflettere la luce fluorescente, i cui depositi nei tessuti possono portare allo sviluppo di molte malattie, tra cui appunto il diabete e le sue complicanze, come la retinopatia, ossia un danno ai nervi oculari e le neuropatie, che danneggiano il sistema nervoso periferico.

I segni del prediabete

Dai risultati, i ricercatori hanno osservato infatti che l’autofluorescenza del cristallino, data dalla quantità di Age, è significativamente maggiore nei pazienti con diabete rispetto agli individui sani. Inoltre, hanno anche dimostrato un aumento dei livelli nelle persone con prediabete, e ciò significa che l’analisi del cristallino potrebbe rappresentare uno strumento utile per individuare chi può sviluppare il diabete. “I risultati di questo studio preliminare dimostrano che l’autofluorescenza del cristallino è significativamente maggiore nei pazienti con prediabete e diabete di tipo 2”, spiega Tavakoli. “L’autofluorescenza del cristallino, quindi, potrebbe essere un forte indicatore per il controllo del diabete a lungo termine in grado di prevedere il rischio di future complicanze”.

Ulteriori ricerche, più ampie e a lungo termine, dovranno confermare questi risultati. “Anche se si tratta di uno studio pilota, è un nuovo strumento promettente per la diagnosi precoce e il monitoraggio dei pazienti con prediabete, e potrebbe migliorare la qualità di vita delle persone con diabete di tipo 2 riducendo le complicanze”.

Riferimenti: European Association for the Study of Diabetes (EASD) Annual Meeting

Tratto da: Galileonet, Marta Musso, 01 ottobre 2019