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Malattie cardiovascolari, le gliflozine proteggono il cuore dei diabetici

Gli inibitori del cotrasportatore sodio glucosio di tipo 2 (SGLT2), dette anche gliflozine, proteggono i pazienti con diabete di tipo 2 (DM2) dalle malattie cardiovascolari, almeno secondo quanto conclude una recensione su JAHA, il Journal of American Heart Association. «Il diabete di tipo 2, una pandemia globale con circa 370 milioni di persone attualmente colpite, è un importante fattore di rischio sia per le patologie cardiovascolari (CVD) sia per le malattie renali croniche (CKD), con le prime come principale causa di morte» afferma la coautrice Clare Arnott, dell'Università del New South Wales a Newtown, in Australia, spiegando che gli inibitori del SGLT2 sono una classe di farmaci il cui meccanismo d'azione comporta il blocco del cotrasportatore SGLT2 sulla superficie luminale del tubulo renale prossimale. Il conseguente aumento della glicosuria e della natriuresi contribuisce a una vasta gamma di benefici metabolici, inclusa la riduzione dell'emoglobina glicosilata, del peso corporeo, della pressione sanguigna e dell'albuminuria. Per valutarne ulteriori benefici Arnott e colleghi hanno condotto una revisione sistematica della letteratura identificando quattro studi su larga scala che hanno posto a confronto gli inibitori del cotrasportatore sodio glucosio di tipo 2 con il placebo in 38.723 pazienti con diabete mellito. Gli esiti cardiovascolari sono stati valutati sia complessivamente sia nei pazienti con malattie cardiovascolari (59%), con ridotta funzionalità renale (20%), e con insufficienza cardiaca (12%). «Nell'arco di 2,9 anni di follow-up, abbiamo identificato 3.828 eventi cardiaci avversi» riprende la ricercatrice, aggiungendo che l'azione degli inibitori SGLT2 è risultata benefica nei principali eventi cardiaci avversi senza distinzione tra i sottogruppi di pazienti. In tutti i partecipanti, infatti, è stata osservata una significativa riduzione sia dei ricoveri per insufficienza cardiaca, sia dei decessi per motivi cardiovascolari e per qualsiasi causa. Viceversa, un effetto protettivo per l'ictus è emerso unicamente nel sottogruppo di pazienti con ridotta funzionalità renale. «L'inibizione SGLT2 deve essere valutata in tutti i pazienti con DM2 ed elevato rischio cardiovascolare, anche in assenza di patologie accertate» concludono gli autori.

JAHA 2020. Doi: 10.1161/JAHA.119.014908

https://doi.org/10.1161/JAHA.119.014908

Tratto da: Diabetologia33, 06 marzo 2020