5permille
5x1000
A te non costa nulla, per noi č importante!
C.F. 98152160176

Appello dei diabetologi ai medici di famiglia: "Salite a bordo"

Tre società scientifiche chiedono che la medicina generale possa prescrivere i farmaci più innovativi per la cura del diabete. Come è già stato fatto per i nuovi anticoagulanti orali. "Offriremo cure migliori, e uguali in tutte le regioni".

Nessuna polemica, per carità. Ma perché i medici di medicina generale possono prescrivere in rimborsabilità i nuovi anticoagulanti orali e i diabetologi che si sgolano da prima del Covid di poter fare la stessa cosa con i farmaci innovativi per la cura dei loro pazienti - che possono essere prescritti solo in ospedale con piano terapeutico - invece no? Certo, sono riusciti ad ottenere la proroga dei piani terapeutici in scadenza nel periodo Coronavirus, ed evitato che i malati affollassero gli ambulatori ospedalieri. Ma perché non garantire più facilmente a tutti i diabetici un accesso semplificato e con meno lacciuoli alle terapie più nuove e spesso più efficaci non solo nel migliorare il profilo glicemico, ma anche a proteggere cuore o reni? Accesso che si stima oggi sia garantito a circa il 30 per cento dei diabetici.

Carta e penna

E così tre associazioni scientifiche - Amd (Associazione medici diabetologi), Sid (Società italiana di diabetologia) e Sie (Società italiana di endocrinologia) - hanno preso carta e penna per chiedere ai medici di famiglia di "salire a bordo" con un ruolo più attivo nella presa in carico della persona con diabete. Oggi quasi la metà dei circa tre milioni di diabetici italiani (più circa un milione di persone che non sanno ancora di esserlo) non si cura in centri specialistici ospedalieri ma soltanto dal medico di famiglia. Che, però, non può prescrivere i farmaci più nuovi, che restano nella competenza degli specialisti. Scelta che penalizza con maggiore morbilità e mortalità, con più ricoveri e con un costo maggiore complessivo per il Sistema sanitario per le complicanze non controllate della malattia. E infatti le tre società definiscono "cruciale" l'opportunità che i medici di medicina generale possano prescrivere in regime di rimborsabilità le terapie innovative per il diabete.

Tante sanità diverse

E poi ci sono le eterne differenze delle tante sanità regionali. La prescrivibilità al medico di medicina generale - osservano le tre società - "concorrerebbe in modo sostanziale al superamento delle disparità di accesso ai farmaci innovativi ancora evidenti nel nostro paese. Una non pari opportunità di cura, spesso su base regionale, che dipende non solo dalle differenti politiche di rimborso delle terapie adottate dalle singole regioni, ma anche dall'impossibilità della prescrizione in regime di rimborsabilità dei 'nuovi' farmaci da parte della medicina generale".

Il triage della fragilità

I diabetologi propongono un nuovo modello di gestione integrata basato sul "triage della fragilità" della persona con diabete, modello in cui diabetologo e medico di medicina generale saranno nodi imprenscindibili. Quindi "da un lato colmare il gap sul fronte dell'impiego di terapie che hanno fornito evidenze molto solide in merito alla loro efficacia e sicurezza nel migliorare gli esiti cardiovascolari e renali del diabete". E, dall'altro lato, diventare sempre più parte attiva di quella rete clinica che, sfruttando al meglio gli strumenti innovativi sia farmacologici che telematici, renda più agevole e cost-effective la fruizione dell'assistenza specialistica da parte del paziente".

Il diabetologo sarà il regista del percorso di cura, con il compito di inquadrare la persona con diabete alla diagnosi e l'incarico del periodico triage della fragilità, necessario per indirizzarla nel luogo di cura più appropriato ai suoi bisogni. Il medico di medicina generale sarà il più vicino punto di riferimento quando il percorso terapeutico non preveda alta intensità di cura.

Tratto da: La Repubblica, e. nas., 25 giugno 2020