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Glicemia alta e diabete di tipo 2: quali e quanti frutti consumare?

Intervista di DIABETE.COM al dr. Danilo Cariolo, Biologo Nutrizionista, Milano

Quando si parla di glicemia alta e di diabete di tipo 2 si scatenano le leggende metropolitane e i falsi miti sulla “frutta per diabetici”. E’ facile imbattersi in pareri contrastanti e in coloro che sconsigliano, in chi soffre di diabete, tutti i frutti tranne la mela. Spesso i frutti contenenti più zuccheri vengono banditi ai diabetici. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Frutta per diabetici: come comportarsi?

Per fare un po’ di ordine mentale va detto che la frutta contiene zuccheri (carboidrati) e alcuni frutti più di altri ma per poter conciliare iperglicemia, prediabete e/o diabete di tipo 2 e consumo di frutta occorre considerare il “carico glicemico” del frutto e del pasto in cui si consuma frutta. Questo perché la quantità totale di carboidrati ricavati dagli alimenti assunti è spesso più importante dell’indice glicemico. In altre parole possiamo dire che è la porzione a fare la differenza: la frutta più zuccherina non deve essere per forza allontanata dalla tavola ma occorre consumarne una porzione ridotta.

Ho il diabete: quanta frutta posso mangiare?

Chi soffre di iperglicemia e diabete di tipo 2 dovrebbe consumare una porzione di frutta che contenga al massimo 15 g di carboidrati/zuccheri. A quanto corrisponda la porzione di frutta non è facile da determinare, dipende innanzitutto dalla quantità di zuccheri presenti nel frutto. Quindi per i frutti più zuccherini la porzione sarà minore rispetto ai frutti con minor contenuto di carboidrati. Inoltre c’è da considerare anche che la quantità di zuccheri dipende dal grado di maturazione e che la velocità con cui i carboidrati saranno assorbiti dipende anche dalla contemporanea assunzione di altri nutrienti e dalla presenza di fibra alimentare, già naturalmente presente nella maggior parte dei frutti. Più fibra c’è e minore è il picco glicemico raggiunto dopo la digestione. Nota bene: succhi di frutta e spremute, anche se non hanno zuccheri aggiunti, hanno un indice glicemico più alto del frutto consumato in maniera intera.

Inoltre c’è da considerare che non tutti i diabetici sono uguali nelle loro condizioni, nel loro metabolismo e di conseguenza nei loro fabbisogni nutrizionali, quindi identificare con certezza la porzione non è mai semplice. Sarebbe opportuno che la persona con diabete tipo 2 impari a fare delle prove e a controllare le risposte glicemiche con l’automisurazione della glicemia in modo tale da identificare la porzione che il suo metabolismo è in grado di tollerare senza avere picchi glicemici elevati.

Con il diabete, quali frutti posso mangiare?

  • Non esistono divieti assoluti ma occorre imparare a gestire quantità e frequenza di consumo.
  • I frutti più zuccherini, come cachi, fichi, banane, uva, frutta essiccata, frutta sciroppata, sono generalmente sconsigliati e se ne raccomanda un consumo moderato in quantità e frequenza.
  • Altri frutti freschi come mele, pere, agrumi, lamponi, mirtilli e frutti di bosco in genere, nespole, albicocche, pesche possono essere consumate ogni giorno con la raccomandazione di imparare a gestire la porzione e la frequenza in funzione dell’andamento della glicemia.

Mele si, mele no? Qual è la verità?

La risposta non è univoca perché il consumo di mele dipende dalle condizioni fisio-patologiche di ognuno e dal tipo di tipo di mela nonché dal suo grado di maturazione.

Le mele contengono diversi macronutrienti e composti non-nutrienti come fibre alimentari, minerali e vitamine (vitamina C e vitamina E, alcuni caroteni pro-vitamina A, luteina, acido folico, potassio e magnesio) e sono anche una fonte importante di sostanze fitochimiche. Tra queste ultime, le mele contengono importanti sostanze antiossidanti come florizina, quercetina, catechine, procianidine, epicatechina, rutina e acido clorogenico. Alcuni fattori possono anche condizionare il contenuto, la disponibilità e la qualità dei composti fitochimici inclusa la varietà delle mele, la loro maturazione, la conservazione e la lavorazione.

Esistono oggi molte evidenze scientifiche che indicano che il consumo di mele e di derivati dalle mele (estratti e succhi) possono ridurre il rischio di malattie non trasmissibili (tumori, malattie cardiovascolari, asma, morbo di Alzheimer, diabete tipo 2, obesità etc) attraverso diversi meccanismi dovuti alle loro proprietà antinfiammatorie, antiossidanti, antiproliferative per citare le principali. Inoltre è stato accertato che il consumo regolare di mele e di prodotti derivati riduce l’ossidazione dei lipidi e migliorano i livelli di colesterolo.

Diabete: posso mangiare la frutta dopo il pasto? 

  • È importante fare attenzione al consumo di frutta dopo un pasto già ricco di carboidrati.
  • Se si mangia la pizza e poi una coppetta di fragole e dopo il pasto la glicemia risulta alta non è colpa delle fragole ma della grande quantità di carboidrati assunti con la pizza.
  • Stessa cosa se nel pasto si è consumata una porzione generosa di pasta e/o pane. Può capitare che il diabetico verifichi la glicemia alta e che ne attribuisca la causa alla frutta. In realtà è il carico glicemico del pasto ad essere stato eccessivo. Considerato che la frutta fresca e di stagione apporta una serie di nutrienti e sostanze utili non andrebbe eliminata ma andrebbero ridotte le porzioni degli altri alimenti ricchi di zuccheri del pasto mantenendo anche la frutta in una proporzione reciproca, così da permettere di tenere i livelli di glicemia sotto controllo.

Elenco della frutta: dove posso trovare i contenuti di nutrienti?

I valori nutrizionali della frutta e di tutti gli altri alimenti, si possono trovare nelle tabelle di composizione degli alimenti del CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria), ex INRAN a questo link, inserendo l’alimento di cui vuole sapere la composizione.

Tratto da: diabete.com, 13 maggio 2021