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Malattie della retina, troppe le visite saltate causa Covid: con nuove tecnologie diagnosi salva vista più rapide e precoci

A causa della pandemia sono saltate milioni di visite oculistiche, e sono stati rimandati screening e interventi chirurgici per malattie che possono portare alla cecità. È urgente ricominciare a prendersi cura dei propri occhi. L’appello proviene dalla Società scientifica dei giovani oculisti esperti di imaging retinico (Yoris – Young Ophthalmologists Retinal Imaging Society) che lancia l’allarme ma rassicura: il futuro per i pazienti a rischio di perdita della vista è denso di cambiamenti ed innovazioni tecnologiche già accessibili.

«In Italia, le malattie che minacciano la vista interessano oltre 6 milioni di persone. Degenerazione maculare legata all’età, retinopatia diabetica, cataratta, glaucoma sono le cause principali. Numeri in continua crescita che nei prossimi dieci anni potrebbero raddoppiare non solo per l’aumento dell’aspettativa di vita e delle malattie croniche ma anche a causa dello stop pandemico», spiega Daniela Bacherini, presidente Yoris.  Un aiuto può arrivare da professionisti sempre più esperti nell’usare tecnologie avanzate, intelligenza artificiale e telemedicina.

Il frutto dell’evoluzione tecnologica in questo campo è rappresentato dalla tomografia a coerenza ottica-angiografia (Octa), una tecnica di imaging non invasiva che fornisce una ricostruzione tridimensionale e in alta risoluzione dei vasi della retina, con dettagli anatomici delle strutture oculari altrimenti non visibili all’occhio umano. La tecnica permette di effettuare diagnosi significativamente più rapide di molte patologie ad alto impatto sociale. Tra cui le patologie della retina legate al diabete che sono fra le principali cause di cecità al mondo: si stima infatti che dopo 20 anni di diabete, il 99 per cento dei pazienti con diabete di tipo 1 ed il 60 per cento di quelli con diabete di tipo 2 abbiano segni di retinopatia diabetica. O come la degenerazione maculare legata all’età è la prima causa di disabilità visiva nel mondo industrializzato, che colpisce circa 170 milioni di persone, una cifra destinata a salire a 288 milioni nel 2040.

«L’innovazione corre veloce. La disponibilità di immagini digitali di alta qualità facilita il confronto tra colleghi a distanza e l’avvicinamento degli specialisti che lavorano sul territorio ai centri di riferimento. Potenzialmente, questi potrebbero lavorare come un’entità unica, in grado di gestire i pazienti in maniera capillare ed allo stesso tempo più sostenibile dal punto di vista dei costi e delle risorse umane impiegate. Come società scientifica siamo impegnati nella valorizzazione dei giovani e nello sviluppo della collaborazione professionale con l’obiettivo specifico di alimentare lo studio e la ricerca nel campo dell’imaging retinico», conclude Bacherini.

Tratto da: Healthdesk, 14 marzo 2022