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Diabete LADA, cos’è e perché è così difficile da diagnosticare: risponde il diabetologo

"È una forma di diabete autoimmune che si manifesta soprattutto in età adulta. I pazienti che ne soffrono ricevono quasi sempre un’errata diagnosi di diabete di tipo 2 e vengono indirizzati verso un percorso terapeutico non corretto". L'intervista al Prof. Eugenio M. De Feo, ex Direttore del Centro Diabetologico dell'ospedale Cardarelli.

Il Diabete LADA (Latent Autoimmune Diabetes in Adults) è una forma di diabete autoimmune dell’adulto a lenta evoluzione verso l’insulino-dipendenza, estremamente difficile da riconoscere perché molto complesso ed eterogeneo nella sua evoluzione. Molto spesso i pazienti che ne sono affetti ricevono un’errata diagnosi di diabete di tipo 2 e di conseguenza una terapia non corretta che include una dieta alimentare specifica, attività fisica e un trattamento con ipoglicemizzanti orali, che nel lungo periodo non risulta efficace.

Non ci sono ancora ampi studi di popolazione su questa forma di diabete, ma si stima che il LADA colpisca il 5-7% dei pazienti inizialmente diagnosticati come affetti da diabete di tipo 2. “Noi distinguiamo – spiega a NapoliToday il Prof. Eugenio M. De Feo (ex Direttore del Centro Diabetologico dell'ospedale Cardarelli di Napoli, e consulente scientifico della FAND (Associazione Italiana di Diabetologia)) - i diabetici in due gruppi principali: il Diabete Tipo 1, nel passato definito giovanile-insulinodipendente, più raro (5% dei diabetici), che colpisce in genere prima dei 30 anni e determina una ridotta o assente produzione di insulina (un ormone normalmente presente nel nostro corpo) per la distruzione delle cellule pancreatiche ad opera di autoanticorpi; e il Diabete Tipo 2, nel passato definito dell’adulto-non autoimmune, molto più comune (85-90% dei diabetici), colpisce in genere persone oltre i 50 anni, è molto ereditario, si accompagna spesso a tendenza al sovrappeso ed in genere non è caratterizzato da un deficit di insulina ma da un cattivo funzionamento dell’insulina quando arriva sui tessuti bersaglio (insulino-resistenza). Il Diabete LADA (Late Autoimmune Diabetes of Adults), anche detto Diabete Tipo 1,5, è un diabete autoimmune ma che si manifesta con caratteristiche un pò diverse dal Tipo 1 e soprattutto in età adulta”.

Prof. De Feo, il LADA quali caratteristiche ha in comune con il Diabete tipo 1 e 2, e in cosa si differenzia da questi?

“In genere il Diabete LADA viene inizialmente classificato come Diabete Tipo 2 perché insorge oltre i 30 anni con sintomi lievi o non acuti uguali a quelli del Diabete Tipo 2. Spesso la diagnosi si fa casualmente eseguendo una glicemia di laboratorio nell’ambito di un controllo di routine, talvolta si tende a minimizzare il problema perché le glicemie inizialmente sono solo lievemente alterate. All’esordio, come nel Diabete Tipo 2, non si ha mai Chetonuria (presenza di acetone nelle urine) che è un elemento caratteristico invece dell’esordio del Diabete Tipo 1. Per tutti questi motivi il trattamento che inizialmente si instaura è lo stesso del Diabete Tipo 2 e, quindi, si ricorre agli ipoglicemizzanti orali e non all’insulina che è il trattamento obbligatorio ed urgente nel Diabete Tipo 1. La peculiarità del Diabete LADA è che nell’arco di 2-6 anni dalla diagnosi si verifica un progressivo calo della produzione insulinica fino a rendersi necessaria la sua integrazione con la somministrazione di insulina dall’esterno. Oggi sappiamo che i diabetici LADA sono assimilabili ai diabetici Tipo 1 per meccanismo di insorgenza della malattia (autoimmune) ma hanno una formazione di autoanticorpi contro le cellule che producono l’insulina più lenta e meno aggressiva tanto che il livello di produzione insulinica rimane sufficiente per diversi anni dopo la diagnosi. Se il calo di produzione si manifesta in maniera più acuta e bisogna instaurare una terapia insulinica con più iniezioni al giorno entro i 6 mesi dalla diagnosi in genere si parla di Diabete Tipo 1”.

Quali possono essere le complicanze del diabete LADA a lungo termine?

“Le complicanze sono le stesse del Diabete Tipo 1 e Tipo 2, quindi problemi circolatori a livello cardiaco, cerebrale e degli arti inferiori, danni alla retina, ai reni ed ai nervi periferici ecc. e la loro gravità è correlata ai livelli di glicemia ed alla durata del diabete o meglio al tempo che si trascorre con le glicemie alte”.

Come viene diagnosticata questa forma di diabete? E perché la diagnosi è più difficile rispetto agli altri tipi di diabete?

“Questa forma di diabete può essere ben inquadrata sin dal primo momento solo se si fanno delle analisi particolari per ricercare la presenza di autoanticorpi contro le cellule pancreatiche produttrici dell’insulina (GADA, IA-2A, ecc.) altrimenti bisogna attendere che ci sia un evidente deficit di produzione insulinica. Ma abbiamo visto che questo succede dopo diversi anni dalla diagnosi. Queste analisi particolari dovrebbero essere fatte tutte le volte che ci si trova a diagnosticare un diabete apparentemente Tipo 2 in un soggetto che abbia qualcuna delle seguenti caratteristiche: età alla diagnosi < 50 anni, presenza di Diabete Tipo 1 o altre malattie autoimmuni in famiglia (tipo tiroidite, malattia celiaca, ecc), assenza di storia di Diabete tipo 2 nei familiari prossimi, scarsa tendenza al sovrappeso o obesità, indici laboratoristici di insulino-resistenza piuttosto bassi”.

Come viene trattato il diabete LADA?

“Abbiamo detto che la diagnosi iniziale è di Diabete Tipo 2 e, quindi, per molti anni il trattamento è quello tipico di questo tipo di diabete, e cioè dieta ed ipoglicemizzanti orali. Solo quando si rende evidente il deficit insulinico si ricorre all’insulina, ma spesso con notevole ritardo anche per una certa resistenza dei pazienti a passare da una terapia orale ad una terapia fatta con più iniezioni al giorno. Il problema è che alcuni ipoglicemizzanti orali possono essere dannosi in questo tipo di pazienti perché cercano di stimolare le cellule pancreatiche a produrre più insulina e questo determina uno stress di queste cellule ed un più veloce decadimento della produzione e quindi una precoce dipendenza completa dall’insulina fatta dall’esterno. Se si fa una diagnosi corretta sin dall’inizio si può evitare di usare questi farmaci dannosi ed utilizzare solo ipoglicemizzanti orali che aumentano la funzionalità dell’insulina ma non la sua secrezione, e soprattutto si può monitorare la produzione dell’insulina in modo da iniziare una somministrazione dall’esterno appena si nota un decadimento nella produzione (eventualmente anche dosando il Peptide C nel sangue). Non ci sono oggi delle linee guida internazionalmente riconosciute specifiche per il trattamento del Diabete LADA, quello che si sa è che i farmaci stimolanti le cellule pancreatiche velocizzano il decadimento di queste cellule ed invece l’uso dell’insulina ai primi segni di deficit ne prolunga la produzione e la sopravvivenza”.

I dati incoraggianti sulla sperimentazione di farmaci innovativi, come gli inibitori di SGLT-2 e gli agonisti del recettore del GLP-1, potrebbero aprire la strada a nuove e più efficaci terapie?

“Nel passato avevamo un solo farmaco insulino-sensibilizzante e quindi non dannoso nei LADA, la metformina; oggi, invece, le possibilità terapeutiche si sono ampliate appunto con gli inibitori di SLGT-2, i GLP-1 ed i DPP-4, tutti farmaci che non stimolano le cellule pancreatiche ma migliorano il funzionamento sui tessuti dell’insulina, ed alcuni hanno anche dimostrato un effetto benefico sul prolungamento di sopravvivenza delle cellule produttrici di insulina nei diabetici Tipo 2 e LADA anche se sono necessarie uletriori osservazioni su tempi lunghi. Tutti questi farmaci hanno meccanismi di azione diversi, quindi è possibile utilizzarne anche 2 o 3 contemporaneamente ed adattare bene la terapia al singolo paziente. Quando la produzione insulinica si abbassa al di sotto dei valori di sicurezza, e questo è possibile valutarlo clinicamente perché subentrano dimagrimento e controllo glicemico non soddisfacente oppure con il dosaggio del Peptide C, allora è indispensabile iniziare terapia insulinica. Oggi, però, è possibile effettuare una sola iniezione al giorno di insuline moderne a lunga azione combinate con qualcuno dei farmaci precedentemente citati. Questa terapia mista permette di prolungare la vita delle cellule pancreatiche ed effettuare a lungo una terapia non molto scomoda”.

Si può prevenire il diabete LADA?

“Purtroppo no, è una malattia autoimmune e non si sa perché si scatena la produzione di autoanticorpi, questo vale anche per il Diabete Tipo 1. Per il Diabete Tipo 2, invece, il dimagrimento ottenuto attraverso una dieta corretta e l’incremento dell’attività fisica permettono realmente di ritardare e talvolta di evitare la comparsa del diabete. Nel Diabete LADA mantenere il giusto peso e fare attività fisica sono comunque importanti, non si riesce ad evitare la comparsa del diabete, ma queste due azioni permettono di mantenere a lungo le glicemie a valori bassi e, quindi, evitare le complicanze ed indirettamente fanno sì che la produzione endogena di insulina sia sufficiente per molti più anni”.

Tratto da: Napolitoday Salute, Barbara Fiorillo, 08 maggio 2022