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C.F. 98152160176

Effetti di semaglutide su albuminuria e funzione renale in persone con sovrappeso o obesitā con o senza diabete tipo 2

Il rischio cardiovascolare (CV) e renale residuo rimane presente nonostante i trattamenti farmacologici raccomandati dalle linee-guida con inibitori del sistema renina-angiotensina (RASi) e inibitori del cotrasportatore sodio-glucosio (SGLT2i); parte di questo alto rischio residuo di declino della funzione renale si associa a livelli persistentemente elevati di albuminuria. Gli studi sugli esiti CV con GLP-1 RA, inclusa semaglutide, hanno dimostrato che tali agenti riducono il rischio CV e rallentano il declino della funzionalità renale. Non sono ancora noti gli effetti di semaglutide al dosaggio di 2,4 mg sull’albuminuria e sulla velocità di filtrazione glomerulare (eGFR, estimated glomerular filtration rate), così come il potenziale beneficio di semaglutide in soggetti con o senza il concomitante utilizzo di SGLT2i.

L’obiettivo dello studio condotto pubblicato su Diabetes Care da Hiddo J.L. Heerspink (Dept. of Clinical Pharmacy and Pharmacology, University of Groningen, Paesi Bassi) e coll., che ha utilizzato delle analisi post hoc, era esplorare gli effetti di semaglutide sui parametri renali nelle persone con diabete tipo 2, al dosaggio di 1 mg, e in soggetti con sovrappeso od obesità (dose di 2,4 mg). I trial in fase 3 STEP 1-3 includevano adulti con sovrappeso/obesità; i soggetti del trial STEP 2 erano persone con diabete tipo 2. I partecipanti hanno ricevuto semaglutide sottocutaneo una volta alla settimana 1,0 mg (STEP 2), 2,4 mg o placebo per 68 settimane + intervento sullo stile di vita (STEP 1 e 2) o terapia comportamentale intensiva (STEP 3). Nel trial STEP 2 sono stati valutate le modifiche nel rapporto albumina/creatinina nelle urine (UACR, urinary albumin/creatinine ratio) e lo stato UACR dal basale alla settimana 68. I cambiamenti dell’eGFR sono stati studiati dal pool dati degli studi STEP 1-3.

I risultati hanno mostrato un valore medio dell’UACR basale di 13,7, 12,5 e 13,2 mg/g con semaglutide 1,0, 2,4 mg e placebo, rispettivamente. Alla settimana 68, le variazioni di UACR, rispetto al basale, sono state -14,8 e -20,6% con semaglutide 1,0 e 2,4 mg e +18,3% con placebo. Il UACR è migliorato significativamente nei soggetti in trattamento con semaglutide 1,0 e 2,4 mg rispetto al placebo (p = 0,0004 e p = 0,0014, rispettivamente). La differenza media dell’UACR rispetto al placebo, alla settimana 68, è stata del 28% (p <0,0001) e 32,9% (p = 0,003) nei gruppi semaglutide 1,0 e 2,4 mg, rispettivamente. La riduzione dell’UACR con semaglutide 2,4 mg, rispetto al placebo, è stata più pronunciata nei soggetti con micro- o macroalbuminuria rispetto a quelli con normoalbuminuria (p = 0,0009). L’effetto di semaglutide rispetto al placebo si è osservato indipendentemente dai valori basali di BMI, emoglobina glicata, eGFR, uso di SGLT2i o di RASi.

Questa analisi, per la prima volta, ha mostrato che gli effetti di semaglutide sulla riduzione dell’albuminuria si sono osservati sia nei soggetti che utilizzavano SGLT2i sia in coloro che non li utilizzavano. Nelle analisi aggregate dei trial STEP 1-3, alla settimana 68, non si è osservata nessuna differenza nell’eGFR fra semaglutide 2,4 mg e placebo.

Nelle loro conclusioni gli autori affermano che, pur con alcuni limiti metodologici dello studio, semaglutide ha mostrato di migliorare l’UACR negli adulti con sovrappeso od obesità con o senza diabete tipo 2, rispetto al placebo, indipendentemente dall’uso di RASi o SGLT2i al basale, attraverso meccanismi fisiopatologici sia diretti intrarenali sia indiretti extrarenali. Tali risultati supportano gli studi in corso sugli effetti nefroprotettivi di semaglutide negli individui ad alto rischio di progressione di malattia renale.

Diabetes Care 2023;46(4):1-10

Tratto da: aemmedi.it, 13 marzo 2023