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Tumore al pancreas, l’ospedale dell’Aquila tra i pochissimi in Italia a operare con radiofrequenza

 

L’ospedale San Salvatore di L’Aquila alla ribalta per un’operazione di termoablazione su un tumore del pancreas. La particolarità dell’intervento riguarda l’organo trattato.
La tecnica della cosiddetta termoablazione - basata sull’emissione di energia a base di radiofrequenza che ‘brucia’ la massa tumorale - attualmente in Italia viene adottata quasi esclusivamente per debellare neoplasie del fegato.
Sono invece poche, nella nostra Penisola, le strutture sanitarie in grado di intervenire, con questa tecnica, sul tumore del pancreas. Il trattamento, effettuato il 29 Luglio scorso al San Salvatore, è il risultato della collaborazione interdipartimentale tra i reparti di Chirurgia Generale Ospedaliera ed Epatobilio-pancreatica, diretto dal dr. Roberto Vicentini, Chirurgia Generale Universitaria e Laparoscopica mininvasiva, diretto dal professore Gianfranco Amicucci, l’Unità operativa di Oncologia medica, diretta dal professore Corrado Ficorella nonchè del Servizio di Radiologia e Diagnostica per Immagini del professore Carlo Masciocchi. Con la termoablazione la neoplasia viene ‘bruciata’ con un ago che la distrugge col calore prodotto dall’energia elettromagnetica. Il degente, operato al San Salvatore, è stato dimesso dopo l’intervento.
"L’operazione - spiegano Amicucci e Vicentini - ha riguardato un tumore localmente avanzato al pancreas e non operabile con la tradizionale asportazione chirurgica. Tale tipo di intervento - aggiungono i due - consiste nell’utilizzo di una particolare energia, denominata radio-frequenza che, utilizzata sulla massa tumorale, distrugge il cancro e salvaguarda i tessuti sani e gli organi circostanti.
All’Aquila è il primo trattamento del genere e ovviamente ne faremo altri. Oggi, in Italia, ci sono solo poche strutture sanitarie in grado di compiere la termoablazione sul pancreas. Questa tipologia di operazione richiede una grande precisione da parte del chirurgo e un’accurata preparazione del degente prima del trattamento. L’intervento - concludono Amicucci e Vicentini - è stato possibile grazie alla stretta e proficua collaborazione tra i reparti dei diversi Dipartimenti.
Tratto da: abruzzo24ore, 11 agosto 2011