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Prevenzione e informazione, le prime 'armi' contro il tumore al pancreas

A Chieti e Catanzaro le ultime due tappe di PanCrea, il progetto degli oncologi italiani contro un cancro a prognosi più sfavorevole.

Si è appena conclusa la seconda edizione di PanCrea: creiamo informazione, la campagna dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) dedicata al tumore del pancreas, una delle neoplasie a prognosi più sfavorevole. Nel corso dell’anno il progetto ha toccato altre cinque regioni con altrettanti incontri aperti al pubblico, che hanno visto la partecipazione di oncologi, medici di famiglia, pazienti, giornalisti e cittadini.

Centri specializzati. Le ultime due tappe si sono svolte a Catanzaro e Chieti, due città sedi di centri di riferimento nella cura della neoplasia. “Il trattamento migliore per il paziente colpito da cancro al pancreas prevede necessariamente il coinvolgimento di diverse figure specialistiche che può essere garantito solo in centri sanitari altamente specializzati - ha spiegato la professoressa Clara Natoli Direttore della Clinica Oncologica P.O.SS. Annunziata di Chieti -. Durante la campagna PanCrea prima ancora che della cura abbiamo parlato di prevenzione, che è fondamentale. Solo il fumo di sigaretta provoca il 30% dei casi tra gli uomini e il 10% nelle donne. E gli italiani non sembrano però bene informati su questi temi”. Secondo un sondaggio promosso dall’AIOM il 77% non conosce i sintomi del tumore del pancreas, l’88% non ha mai letto nulla in merito e il 97% non ne ha mai parlato con il proprio medico di famiglia. Otto su dieci sono interessati a saperne di più.

Lo stile di vita. “Il tour PanCrea è fondamentale perché punta a informare la popolazione - ha sottolineato la professoressa Rosa Rita Silva, direttore dell’UO Oncologia di Fabriano -. Seguire uno stile di vita sano è necessario per ridurre il rischio di cancro, anche del pancreas. Uno dei pericoli più grandi è la sigaretta: infatti il 23% di chi ha risposto alla survey fuma. Ma non solo. Il 55% non pratica esercizio fisico con regolarità e solo uno su dieci mangia le porzioni di frutta e verdure raccomandate. Comportamenti non corretti, su cui dobbiamo intervenire”.

La campagna informativa. Nell'ambito di PanCrea, campagna resa possibile grazie al contributo incondizionato di Celgene, sono stati realizzati due opuscoli informativi, uno dedicato alla prevenzione e uno ai pazienti, oltre che al sito internet www.tumorepancreas.org. “Solo il 7% dei casi di tumore del pancreas è individuato in fase iniziale – ha aggiunto il professor Salvatore Palazzo Direttore U.O. Oncologia Medica, Ospedale Mariano Santo di Cosenza -. È una malattia molto difficile da diagnosticare, perché non esistono programmi di screening specifici, come ad esempio per il cancro al seno o del colon-retto. Tuttavia, un paziente su dieci ha almeno un parente colpito dallo stesso male. Queste persone devono segnalare tempestivamente i sintomi al proprio medico di famiglia”.

I farmaci. Il carcinoma pancreatico fino a poco tempo fa era una patologia “orfana” e gli oncologi avevano a disposizione pochi farmaci. Negli ultimi anni la ricerca scientifica ha portato all’introduzione nella pratica clinica di nuovi farmaci (tra cui il nab-paclitaxel associato alla gemcitabina) e nuovi schemi di trattamento (come il FOLFIRINOX), che hanno dimostrato efficacia nei pazienti con tumore del pancreas avanzato. “Da febbraio dello scorso anno è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale nab-paclitaxel (paclitaxel legato all’albumina formulato in nanoparticelle), un farmaco antitumorale già utilizzato nel trattamento del cancro della mammella metastatico – ha affermato il professor Pierosandro Tagliaferri Direttore U.O. Oncologia Medica, Università di Catanzaro -. La tecnologia brevettata “nab” utilizza un meccanismo di azione innovativo che sfrutta le più recenti scoperte in ambito di nanotecnologia. Riesce infatti ad arrivare alla radice del tumore rallentando o, persino, arrestandone la crescita. L’auspicio è che la ricerca porti presto ad altri avanzamenti non solo nella conoscenza dei meccanismi della biologia del tumore, ma anche nello sviluppo di nuove strategie terapeutiche”.

Tratto da: La Repubblica, 24 giugno 2016