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Si avvicina la rivoluzione del pancreas artificiale

In settembre negli Usa approvato l’utilizzo del primo «ibrido»: la Diabetologia del Civile potrebbe essere in prima fila nel 2018 per una sperimentazione clinica ampia.

Il diabete di tipo 1 è una forma di diabete che si manifesta prevalentemente nell’infanzia e nell’adolescenza, anche se non sono rari i casi di insorgenza nell’età adulta. Per questa ragione fino a poco tempo fa veniva denominato diabete infantile ed è dovuto all’incapacità del pancreas di produrre l’insulina necessaria alle esigenze metaboliche dell’organismo.

È affetto di diabete di tipo1circa il 5% del totale delle persone con diabete. Nel Bresciano, dunque, su settantamila diabetici, circa 3500-4000 persone hanno la forma di tipo 1.

Diabetologia del Civile, centro di riferimento. Solo nella Diabetologia dell’Ospedale Civile, diretta da Umberto Valentini, vengono seguiti 1.200 pazienti con diabete di tipo 1. Uno dei Centri con la casistica più numerosa a livello nazionale.

«Su 1.200 pazienti, circa trecento portano il microinfusore e, di questi, circa 280usanoil sistema integrato infusore sensore, che è il passo che precede il pancreas artificiale» spiega la diabetologa Angela Girelli che del Centro bresciano è la referente per le nuove tecnologie. Di pancreas artificiale si è parlato a «Brescia diabete», quarto evento organizzato dalla Diabetologia del Civile che si è concluso ieri a Villa Fenaroli di Rezzato. Daniela Bruttomesso della Cattedra di Malattie del metabolismo all’azienda ospedaliero-universitaria di Padova ha illustrato tempi e passaggi per arrivare al pancreas artificiale.

Approvato negli Stati Uniti. Il 28 settembre scorso l’Fda (l’ente regolatorio americano) ha approvato l’uso del pancreas artificiale ibrido, ovvero, che eroga insulina autonomamente nelle 24 ore. Ci sono alte probabilità che la Diabetologia del Civile, in prima linea come casistica e come Centro di riferimento per le nuove tecnologie applicate alla cura del diabete, l’anno prossimo partecipi alla prima fase mondiale di sperimentazione clinica ampia.

«Il pancreas artificiale sarà disponibile per la pratica clinica forse già entro la fine del 2018, di certo nel 2020 - spiega Bruttomesso -. A beneficiarne possono essere le persone che vogliono ridurre il peso che comporta la gestione del diabete, che amano e si fidano della tecnologia, che vanno incontro a ipoglicemia, soprattutto nelle ore notturne e che non raggiungono l’obiettivo di glicata, oppure mostrano una marcata variabilità glicemica, nonostante la migliore terapia disponibile». Dunque, vantaggi. Gli svantaggi, legati al sistema, possono essere legati alla dimensione e numero dei dispositivi e a problemi di connettività e di calibrazioni.

Le funzioni del pancreas. Nella persona sana, senza diabete, il pancreas avverte, sempre, valori della glicemia e, modificando la velocità di secrezione di insulina e glucagone nella vena porta che irrora il fegato, evita scostamenti eccessivi della glicemia dai valori ottimali che sono compresi tra 70 e 140 mg/dl. L’insulina è secreta per correggere valori di glucosio troppo elevati, il glucagone per correggere valori di glicemia troppo bassi. Questo avviene di giorno e di notte, a riposo o durante lo sforzo, a digiuno o in occasione di un pasto, in quiete o durante stress, in condizioni di salute o in corso di malattie, per esempio infezioni.

La terapia del diabete ha la finalità di mimare la funzione del pancreas ed il pancreas artificiale è il più recente sviluppo in questa direzione. Il pancreas artificiale è un sistema costituito da: un sensore, a forma di ago, posizionato nel tessuto sottocutaneo, in grado di misurare ogni 5 minuti la concentrazione del glucosio nel liquido interstiziale; un cellulare (completamente svuotato delle funzioni di telefonia) in cui è implementato un algoritmo di controllo che, sulla base della glicemia rilevata dal sensore, calcola la microdose di insulina o glucagone da somministrare; un microinfusore che somministra sottocute l’insulina (ad azione ultra-rapida) o il glucagone nella modalità suggerita dall’algoritmo di controllo.

La tecnologia. «Il sistema può accogliere decisioni del paziente o agire in modo autonomo e, per questo, è chiamato ad “ansa chiusa” - spiega la prof. Bruttomesso -. Mentre la pompa da infusione d'insulina (microinfusore) è in uso da anni, il sensore per la glicemia, la preparazione di insuline ultrarapide e lo sviluppo di algoritmi efficienti costituiscono grandi avanzamenti dal punto di vista tecnologico. Tuttavia il controllo della glicemia esercitato dal pancreas normale resta ancora ineguagliato per rapidità e precisione. Ad esempio il pancreas artificiale” vede” la glicemia del liquido interstiziale (e non del sangue arterioso) e somministra l’insulina nel sottocute (invece che nel sangue portale), fatti che si trasformano in una risposta ritardata».

La rivoluzione. Nonostante queste limitazioni, numerosi studi hanno dimostrato che il pancreas artificiale permette un controllo glicemico superiore a quello raggiungibile col solo microinfusore (il meglio oggi disponibile) e può essere usato con efficacia e sicurezza dai pazienti diabetici, adulti o pediatrici, sia in ambito protetto che in ambiente domiciliare. Bruttomesso: «I modelli di pancreas artificiale attualmente in uso sono certamente suscettibile di miglioramento, ma non vi è dubbio che siamo alla vigilia di un sovvertimento radicale nella cura del diabete».

Tratto da: Giornale di Brescia, Anna Della Moretta, 27 novembre 2016