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Pancreatite cronica, dai sintomi alla terapia

La pancreatite cronica è un’infiammazione cronica del pancreas, non è particolarmente frequente nel nostro Paese, mentre lo è nel centro-nord Europa, e ha come causa principale l’abuso di alcol. Grazie al contributo del professor Alessandro Zerbi, Responsabile di Chirurgia Pancreatica in Humanitas, scopriamo con quali sintomi si manifesta questa patologia e quali sono le opzioni terapeutiche.

“La pancreatite cronica riguarda tradizionalmente i giovani uomini, anche se ultimamente l’epidemiologia sta un po’ cambiando e anche alcune donne ne sono affette. È una patologia piuttosto invalidante perché quando si instaura non regredisce e che o si riesce a stabilizzare o tende a peggiorare; la sua presenza a lungo termine è un fattore di rischio non trascurabile per il cancro del pancreas”.

Con quali sintomi si manifesta?

“Il dolore ai quadranti alti dell’addome, tra ombelico e sterno, che ha tipicamente una disposizione a cintura e che si irradia spesso posteriormente al dorso, è il sintomo principale. Inizialmente è un dolore post-prandiale, che dunque esordisce dopo che si è mangiato, ma nelle forme più avanzate il dolore tende a svincolarsi dall’assunzione di cibo e diventa costante a tal punto da richiedere l’assunzione di antidolorifici sempre più forti”.

Come si effettua la diagnosi?

“La diagnosi si avvale di esami strumentali che mettono in evidenza il pancreas: l’ecografia può essere l’esame di primo livello, per poi arrivare a TC, risonanza magnetica ed ecoendoscopia”.

Come si cura la pancreatite cronica?

“Il primo passo nell’ambito della cura di questa patologia è cercare di modificare le proprie abitudini di vita: è bene dunque ridurre l’introito di alcol e anche il fumo, che spesso è una concausa. Occorre poi fare più attenzione all’apporto alimentare, perché spesso questi pazienti sono poco nutriti, e migliorare, mediante l’assunzione di enzimi pancreatici sostitutivi, l’assorbimento del cibo perché chi soffre di pancreatite cronica produce meno succhi e meno enzimi e dunque assorbe meno. La terapia cerca di essere il più conservativa possibile, in prima battuta è medico-comportamentale, endoscopica (perché si possono inserire degli stent all’interno del pancreas per facilitare il deflusso del succo pancreatico), e nelle forme più avanzate, in cui nonostante questi presidi i sintomi diventano sempre più importanti, il pancreas ingrandisce e comprime gli organi circostanti, vi sono difficoltà di alimentazione e comparsa di ittero, è talvolta necessario ricorrere a intervento chirurgico, anche con asportazione parziale di pancreas se occorre”, conclude il professor Zerbi.

Tratto da: Humanitas News, 14 febbraio 2017