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C.F. 98152160176

Il trattamento con sitagliptin dopo pancreasectomia totale con autotrapianto di isole pancreatiche

Uno studio randomizzato e controllato contro placebo

L’autotrapianto di isole in pazienti sottoposti a pancreasectomia totale per pancreatite cronica severa e refrattaria ai trattamenti medici ed endoscopici, rappresenta una terapia capace di mitigare gli effetti della carenza assoluta di beta-cellule pancreatiche preservando una secrezione endogena di insulina. Il successo della procedura è legato a numerosi fattori e gravato dalla progressiva riduzione della funzione delle cellule trapiantate. Numerosi sono i fenomeni responsabili della progressiva perdita dell’insulino-indipendenza come l’apoptosi cellulare, lo stress indotto dalla procedura di isolamento e preparazione, l’infiammazione innata e l’iperstimolazione secondaria ad iperglicemia. Simili fattori sono noti anche in caso di allo-trapianto di isole. Negli ultimi anni gli  analoghi del GLP1  e degli inibitori della DPP-4 sono stati valutati in merito alla capacità di preservare e aumentare la massa beta-cellulare in modelli animali. In particolare in modelli murini la somministrazione di DPP-4 inibitori aumenta la massa beta cellulare nei diabetici di tipo 2 e nei topi resi diabetici mediante streptozocina. Obbiettivo dello studio è stato quello di valutare l’effetto del sitagliptin dopo auto-trapianto di isole in termini di 1) aumento della secrezione endogena di insulina; 2) miglior controllo glicemico dopo l’auto-trapianto, 3) preservazione della massa beta-cellulare; 4) effetti tardivi dopo sospensione del farmaco. Novantadue pazienti, sottoposti ad auto-trapianto di isole tra il settembre del 2010 e il dicembre 2013 presso l’Università del Minnesota, sono stati randomizzati a ricevere terapia con sitagliptin 100 mg/die  o placebo dall’immediato post-trapianto per i successivi 12 mesi e seguiti per ulteriori 6 mesi in  wash-out farmacologico. Sono stati esclusi dall’arruolamento pazienti con diabete noto in fase pre-intervento, glicemia a digiuno > 115 mg/dl e/o HbA1c > 6%. Gli outcome sono stati valutati tra i 12 ed i 18 mesi mediante dosaggio dell’emoglobina glicosilata, Mixed Meal tollerante test,  IVGTT con campionamento frequente. Dei 92 pazienti arruolati, 83 sono stati quelli randomizzati con rapporto 2: 1 nei due bracci di trattamento (59 pazienti in terapia con sitagliptin vs 29 in terapia con placebo). Di questi, 5 (4 nel braccio in terapia con sitagliptin ed 1 nel braccio in terapia con placebo, sono stati persi al follow-up); un  paziente è deceduto tra i 12 ed i 18 mesi nel braccio in terapia con placebo.  Al termine dello studio non sono emerse differenze nei due gruppi studiati  in termini di insulino-indipendenza risultata del  42% vs 45% rispettivamente nel gruppo in terapia con sitagliptin vs placebo dopo 12 mesi (p=0.82) e del 36% vs 44% dopo 18 mesi (p=0.48). Nessuna differenza nel fabbisogno insulinico giornaliero né di HbA1c (6.2% vs 6.1 % a 12 mesi , p=0.62 e 6.4% vs 6.3 %  a 18 mesi, p=0.77, rispettivamente nel braccio in trattamento rispetto con sitagliptin vs placebo), né in termini di risposta al pasto misto e all’IVGTT. In nessuno dei due gruppi sono stati osservati eventi avversi legati all’autotrapianto, durante il follow-up. In conclusione, l’utilizzo di inibitori della DPP4 nel trattamento dei pazienti sottoposti ad autotrapianto di isole è da considerarsi sicuro,  ma non sono emerse significative differenze circa la capacità di migliorare gli outcome metabolici della procedura.

Fonte: Am J Transplant. 2017 Feb;17(2):443-450. doi: 10.1111/ajt.13979. Bellin MD.

Tratto da: Cardiolink, 13 marzo 2017