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Un esame del sangue efficace per migliorare la diagnosi dei tumori del pancreas

Un test basato su 5 marcatori potrebbe rivelarsi estremamente utile nella diagnosi precoce dell'adenocarcinoma duttale pancreatico, un tumore diagnosticato nell'80% dei casi in fase inoperabile. «Anche per queste difficoltà nella diagnosi precoce il tumore del pancreas rappresenta oggi la quarta causa di morte oncologica negli Stati Uniti» esordisce Katherine Yang, del Massachusetts General Hospital di Boston e prima autrice di un articolo pubblicato su Science Translational Medicine. «Secondo le stime, grazie alla diagnosi precoce la sopravvivenza potrebbe aumentare del 30-40%» aggiunge, ricordando però che l'attuale gold standard tra gli esami ematici, ovvero la determinazione dei livelli di CA19-9 non è in realtà sufficientemente specifico né sensibile per garantire al paziente una maggiore sopravvivenza. Per cercare una soluzione al problema, Yang e colleghi hanno sviluppato un test diagnostico veloce da eseguire, indolore per il paziente in quanto effettuato su un prelievo di sangue venoso e che sfrutta le informazioni contenute nelle vescicole extracellulari circolanti.

«Innanzi tutto abbiamo identificato un gruppo di 5 marcatori proteici per poter arrivare alla diagnosi di adenocarcinoma e poi abbiamo analizzato i dati in oltre 100 popolazioni cliniche» affermano gli autori che hanno calcolato per il nuovo test una sensibilità dell'86% e una specificità dell'81% nel diagnosticare l'adenocarcinoma duttale del pancreas. Come ricordano gli autori, il risultato è decisamente promettente soprattutto se si pensa che uno dei migliori marcatori oggi disponibili, GPC1 ha una sensibilità dell'82% e una specificità del 52%. «Da sottolineare anche che nella coorte prospettica, l'accuratezza per la signature composta da 5 marcatori è stata dell'84%, ma si è fermata a percentuali comprese tra 63 e 72% per lo screening a singolo marcatore» precisa Yang.

Sci Transl Med. 2017. doi: 10.1126/scitranslmed.aal3226

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/28539469

Tratto da: Doctornews, 06 giugno 2017