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Chetoacidosi diabetica impatta sullo sviluppo cognitivo dei bambini con diabete di tipo 1

Nei bambini piccoli con diabete di tipo 1 un singolo episodio di chetoacidosi diabetica di entità moderata/grave è associato a una ridotta performance cognitiva e a uno sviluppo alterato del cervello, secondo i risultati di uno studio statunitense pubblicato sulla rivista Diabetes Care.

La chetoacidosi diabetica (DKA) è la causa acuta più comune di morbilità e mortalità nei giovani con diabete di tipo 1. Un episodio di DKA ha effetti strutturali acuti sul cervello quali edema cerebrale clinico e subclinico al momento della diagnosi, oltre a cambiamenti associati all’imaging a risonanza magnetica (MRI) tre mesi più tardi. Una storia di DKA è stata associata a effetti cognitivi avversi a lungo termine.

Dopo un episodio di DKA infantile, i genitori hanno segnalato difficoltà di apprendimento, problemi affettivi e scarsa concentrazione, e le evidenze suggeriscono una diminuzione a lungo termine della memoria nei bambini in età scolare (7-16 anni).

Tuttavia – scrivono gli autori - pochi studi hanno esaminato gli effetti di un episodio di chetoacidosi diabetica sullo sviluppo cognitivo e cerebrale da una prospettiva longitudinale, specialmente nei bambini con diabete di tipo 1. «L'obiettivo di questo studio era determinare in che modo la gravità di un episodio di DKA fosse associato a cambiamenti cerebrali e della memoria nei bambini più piccoli con diabete di tipo 1».

Disegno dello studio

I ricercatori hanno analizzato i dati cognitivi e di imaging cerebrale di 144 bambini con diabete di tipo 1, di età compresa tra 4 e 10 anni, che hanno partecipato a uno studio osservazionale della Diabetes Research in Children Network (DirecNet) in cinque centri statunitensi. I partecipanti sono stati raggruppati in base alla gravità della DKA (nessuna/lieve o moderata/grave) e per ogni partecipante sono state effettuate scansioni MRI e test cognitivi al basale e dopo 18 mesi.

Allo screening iniziale, tutti i bambini sono stati sottoposti a una valutazione della storia medica in modo da escludere pregressi disturbi neurologici, difficoltà di apprendimento, condizioni psichiatriche, prematurità (meno di 34 settimane di gestazione), basso peso alla nascita (meno di 2kg) ed eventuali controindicazioni per la risonanza magnetica.

I criteri biochimici per la diagnosi di chetoacidosi diabetica includevano l'iperglicemia (glicemia > 200 mg/dl) con un pH venoso < 7,3 e/o bicarbonati < 15 mmol/l. I bambini senza pregressa DKA o con un evento di entità lieve sono stati raggruppati insieme perché questi ultimi sono spesso trattati come pazienti ambulatoriali, non sono ammessi in ospedale e non ricevono l'infusione di flebo di insulina come parte del loro piano di trattamento.

Ridotta performance cognitiva

Il tempo mediano tra l’evento DKA e la prima valutazione cognitiva e strutturale del cervello era di 2,9 anni.

Le analisi dopo il raggruppamento dei partecipanti in base all'età al momento dell'arruolamento e all’esposizione alla HbA1c hanno evidenziato che, rispetto ai bambini con una storia di nessuna/lieve DKA, quelli con chetoacidosi diabetica moderata/grave avevano una crescita maggiore del volume totale sia della sostanza bianca che di quella grigia (rispettivamente +32% e +33%) (p<0,04 per entrambi).

I soggetti con DKA moderata/grave mostravano inoltre punteggi significativamente inferiori del quoziente intellettivo (Full Scale Intelligence Quotient scores) e della performance cognitiva nel corso dei 18 mesi di osservazione.

«Questi risultati strutturali e cognitivi suggeriscono che la gravità della DKA è il fattore che contribuisce maggiormente alle differenze osservate tra i gruppi, piuttosto che l'età all’esordio o l'esposizione alla HbA1c per 18 mesi», commentano gli autori. «Indicano inoltre che gli effetti di un episodio di entità moderata/grave sono ancora osservabili almeno 4 anni dopo l'insorgenza».

Secondo i ricercatori i disturbi metabolici associati alla DKA possono causare ischemia cerebrale acuta o un aumento del rilascio di fattori infiammatori e citochine. Questi cambiamenti fisiologici potrebbero, a loro volta, avere effetti duraturi sulla crescita del cervello nei bambini piccoli durante una fase critica dello sviluppo neurologico. Inoltre, il riscontro di un aumento della crescita del cervello nel gruppo con una storia di DKA moderata/severa potrebbe rappresentare un meccanismo di compensazione nei bambini che hanno subìto più insulti neurali.

Importante approfondire i risultati

Lo studio era limitato dalla dimensione relativamente piccola del campione nel gruppo DKA moderata/grave, che può aver ridotto la capacità di correlare i cambiamenti strutturali e cognitivi e di calcolare il contributo di fattori come il sesso e la razza. Inoltre lo studio, non essendo stato effettuato al momento della diagnosi, non ha potuto valutare l'effetto acuto della DKA.

Sebbene le differenze tra i gruppi nelle prestazioni cognitive siano statisticamente significative – fanno presente i ricercatori - al momento il significato clinico è sconosciuto. Tuttavia i risultati depongono decisamente a favore della necessità di un ulteriore follow-up.

«I nostri dati indicano che anche un singolo episodio di DKA moderata/grave in bambini molto piccoli con diabete di tipo 1 può potenzialmente avere effetti a lungo termine» concludono. «Il riconoscimento degli effetti sul cervello di una storia di DKA supporta lo sviluppo di programmi per lo screening dei membri della famiglia in presenza di un aumento del rischio di diabete di tipo 1, in modo da favorire una maggior consapevolezza dei sintomi della malattia, limitare la gravità dell'episodio di DKA al momento della diagnosi e valutare ogni possibile approccio per prevenire ulteriori episodi dopo la prima diagnosi».

Bibliografia

Aye T et al. Impact of Early Diabetic Ketoacidosis on the Developing Brain. Diabetes Care 2019 Mar; 42(3): 443-449.

Tratto da: Pharmastar, Davide Cavaleri, 07 marzo 2019