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Retinopatia diabetica e demenza: al via studio per capire la correlazione

Un progetto di ricerca a cui partecipano i Centri Europei d’eccellenza per un obiettivo comune: utilizzare l’occhio come una finestra sul cervello, per poter diagnosticare precocemente un eventuale deficit cognitivo nei pazienti diabetici.

Esaminare gli occhi di chi soffre di retinopatia diabetica per verificare se c'è un danno cerebrale. E' questo l'obiettivo dello studio multicentrico Recognised finanziato dalla Comunità Europea nell'ambito del progetto di ricerca Horizon 2020 finalizzato a valutare la correlazione tra retinopatia diabetica nei pazienti con diabete mellito di tipo 2, deficit cognitivo precoce e demenza. Allo studio partecipano i principali Centri Europei d'Eccellenza nella ricerca clinica sulle patologie retiniche.

Il diabete e le complicanze visive

In Italia sono almeno 4 milioni le persone affette da diabete, con un aumento di circa il 60% nell'ultimo ventennio e con 1 over 65 su 3 colpito dalla malattia. Una delle principali complicanze è la retinopatia diabetica, prima causa di ipovisione e di cecità in età lavorativa nei Paesi industrializzati, dovuta all'evolversi nel tempo del danno a carico dei piccoli vasi sanguigni presenti nella retina. La retinopatia diabetica riguarda il 54,6% dei pazienti con diabete di tipo 1 e il 30% dei pazienti con diabete di tipo 2.

Diabete e deterioramento cognitivo

Dal momento che il diabete di tipo 2 è stato riconosciuto come un fattore di rischio indipendente per lo sviluppo del deterioramento cognitivo e della demenza, valutare precocemente gli eventi che, a causa della malattia, si verificano nella retina, facilmente accessibile con le tecnologie attuali, potrebbe aiutare a identificare, altrettanto precocemente, anche il deterioramento cognitivo che si scatena a carico del cervello, nello sviluppo della demenza. Proprio su queste basi è stato avviato lo studio Recognised.

"Attraverso la valutazione del fondo oculare con metodiche diagnostiche all'avanguardia - spiega  Stela Vujosevic, specialista in patologie della retina e responsabile scientifico del progetto per l'Irccs MultiMedica - è possibile individuare quei parametri che sono un segnale del danno precoce a livello del cervello e valutare, quindi, se ci sono delle possibilità di nuovi target terapeutici. Per questo, abbiamo iniziato il reclutamento di alcuni candidati tra pazienti over 65 con diabete mellito di tipo 2 e primi segnali di retinopatia".

Le tappe dello studio

Al momento il Servizio di retina dell'irccs MultiMedica ha avviato la prima fase dello studio e, fino al 30 settembre, recluterà i pazienti che desiderano essere inseriti nel trial clinico, sottoponendoli ad una visita preliminare presso l'Ospedale San Giuseppe di Milano.

Lo studio clinico durerà 30 mesi e coinvolgerà, in una fase iniziale, un totale di 70 pazienti, che verranno sottoposti a una prima valutazione attraverso esami approfonditi, oculistici ed ematochimici. "Di questi - aggiunge Vujosevic - ne verranno selezionati 25 che, per caratteristiche specifiche, saranno seguiti per 30 mesi con valutazioni sia da un punto di vista oculistico che di imaging neurologico. L'obiettivo­ - conclude la dottoressa - è quello di capire se, attraverso una valutazione approfondita della retina con strumenti diagnostici di ultima generazione, si possa individuare il rischio dello sviluppo di un deficit cognitivo".

Come partecipare

I risultati della ricerca potrebbero, da un lato, aprire la strada a nuove terapie di prevenzione della demenza precoce e, dall'altro, attraverso l'identificazione di biomarkers specifici, favorire una diagnosi tempestiva e non invasiva della malattia, con tutti i vantaggi che questo porta con sé.

Le persone over 65 con diabete mellito di tipo 2 che volessero partecipare allo studio possono prenotare, con l'impegnativa del medico di base, una visita per retinopatia diabetica presso il Servizio di Retina Medica dell'Ospedale San Giuseppe di Milano oppure scrivere una mail a stela.vujosevic@multimedica.it. La fase di reclutamento durerà almeno fino al prossimo 30 settembre.

Tratto da: La Repubblica Salute, 18 luglio 2021