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Danno renale acuto: identificati nuovi e affidabili biomarker

Utilizzando le cellule provenienti da biopsie renali, un team della John Hopkins Medicine, guidato da Chirag Parikh, ha individuato dei biomarker affidabili, che possono aiutare a prevedere, gestire e valutare il trattamento del danno renale acuto, evitando biopsie invasive. I risultati della ricerca sono stati pubblicati da Science Translational Medicine.

Lo studio

Il danno renale acuto è contraddistinto da una grave infiammazione e può portare a improvvisa perdita della funzionalità renale. I ricercatori hanno esaminato, complessivamente, 120.985 nuclei provenienti da campioni di biopsia renale di 24 partecipanti, di cui 17 con danno renale acuto e sette sani, selezionati nell’ambito del Kidney Precision Medicine Project.

Successivamente hanno concentrato la loro attenzione sulla cosiddetta ‘riparazione disadattiva del tubulo prossimale’ (maladaptive proximal tubule – PT), un processo marcato da eccessiva infiammazione, in cui il sistema immunitario risponde al danno renale.

Questo processo ha offerto la possibilità di identificare marker non invasivi nel sangue o nelle urine. In particolare, i ricercatori hanno utilizzato il sequenziamento dell’RNA a singolo nucleo per analizzare i nuclei. Tramite l’analisi del proteoma plasmatico è emerso che i pazienti con danno renale acuto avevano cellule disadattative del tubulo prossimale.

Inoltre, il team è stato in grado di identificare sei diversi marker proteici, di cui alcuni risultavano aumentati, come il fattore di crescita trasformante beta-2 (TGFB2), il collagene di tipo XXIII-alfa1 (COL23A1) e la neuroligina 4 legata all’X (NLGN4X), mentre altri risultavano ridotti, come il plasminogeno (PLG), l’ectonucleotide pirofosfatasi/fosfodiesterasi 6 (ENPP6) e la proteina C (PROC).

“La disponibilità del panel di queste proteine è equivalente a una ‘biopsia liquida’ e potrebbe favorire lo sviluppo di nuove opzioni terapeutiche, in grado di aiutare i medici nella gestione del danno renale acuto quando non è fattibile la biopsia”, conclude Chirag Parikh.

Fonte: Science Translational Medicine 2023

Tratto da: Popular Science, Marco Landucci, 04 gennaio 2024