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Controllo glicemico stretto, gli effetti sul rischio cardiovascolare in diabete tipo 2

A parte una riduzione di frequenza negli infarti miocardici non fatali, non esistono prove che la riduzione intensiva della glicemia, da sola o come parte di interventi multifattoriali, modifichi il rischio di ictus non fatale e di morte cardiovascolare o per tutte le cause. Lo afferma Samuel Seidu del Centro antidiabetico all'Ospedale Generale di Leicester, Regno Unito, coautore di uno studio pubblicato su Diabetic Medicine. «Diverse precedenti ricerche hanno dimostrato che nei pazienti con diabete di tipo 2 di lunga data, la terapia ipoglicemizzante intensiva non riduce i rischi di eventi cardiovascolari maggiori o la mortalità» esordisce il ricercatore, spiegando che alla luce di questi risultati diverse linee guida consigliano un controllo glicemico più permissivo in alcuni gruppi di pazienti compresi quelli con storia di complicanze micro e macrovascolari, con diabete di lunga data e se a rischio di gravi eventi ipoglicemici. «Tuttavia, l'effetto di un controllo glicemico stretto sugli esiti cardiovascolari e di mortalità del diabete di tipo 2 non è del tutto chiaro» riprende l'autore, che per quantificare nei pazienti con diabete di tipo 2 l'effetto della riduzione intensiva della glicemia, da sola o come parte di un intervento multifattoriale, sul rischio di ictus e infarto del miocardio non fatali e sulla mortalità cardiovascolare e per tutte le cause hanno passato in rivista Medline, Embase e la Cochrane Central Register of Controlled Trials, fino a maggio 2015. Al termine della ricerca sono stati selezionati 16 studi sull'infarto del miocardio non fatale svolti su 79.595 pazienti; 14 studi sull'ictus non fatale, per 78.568 casi; 18 trial sulla mortalità cardiovascolare con 83.938 partecipanti, e 18 sulla mortalità per tutte le cause con 84.266 soggetti. «Rispetto al trattamento standard, quello intensivo ha ridotto il rischio di infarto miocardico non fatale» precisa Seidu, aggiungendo invece che nessuna modifica è emersa per l'ictus non fatale e per la mortalità cardiovascolare o per tutte le cause. «Ciononostante, dai nostri dati emerge che il maggior beneficio del trattamento intensivo si ottiene in popolazioni con maggiore incidenza di base di malattie cardiovascolari» concludono i ricercatori.

Diabet Med. 2016. doi: 10.1111/dme.12885

Tratto da: doctor33, 14 marzo 2016