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C.F. 98152160176

Corte dei Conti: “Cresce divario tra spesa sanitaria italiana e altri Paesi Ue”

Aumentano i ticket e i casi di rinuncia alle cure. Promossi i Piani di rientro

Gli importi destinati alla spesa sanitaria sono inferiori della metà a quelli dei tedeschi e del 20% a quelli francesi. La compartecipazione dei cittadini nel 2013 costituiva il 3,2% della spesa complessiva, a fronte di importi ben più contenuti in Germania (1,8%) e Francia (1,4%). Quanto ai farmaci innovativi ci si chiede se “l'equilibrio finanziato mantenuto non dipenda solo da sconti, payback e prezzi inferiori alla media Ue”.

“I primi dati sul consuntivo del 2015 confermano le tensioni sul fronte della spesa sanitaria. I risultati di esercizio (considerando le aziende in avanzo e alcune correzioni) presentano un seppur limitato peggioramento: le perdite aumentano dagli 870 milioni del 2014 a circa 1 miliardo, quale effetto di una sostanziale invarianza dei ricavi a fronte di un lieve aumento dei costi. Considerando le ulteriori coperture contabilizzate nei CE (ma non ancora validate dai Tavoli di monitoraggio), nel complesso si registra un avanzo di 346 milioni rispetto all’utile di 148 milioni dello scorso anno”. Questo quanto certificato nel rapporto 2016 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica.

I giudici contabili sottolineano in particolare come, negli anni della crisi, il contributo del settore sanitario al risanamento sia stato di rilievo: “una flessione della spesa in media di 2 punti all’anno, in termini reali, tra il 2009 e il 2014”. Tutto ciò ha fatto sì che si ampliasse ulteriormente il divario con gli altri Paesi in termini di risorse (pubbliche e private) destinate alla spesa sanitaria: “gli importi sono oggi inferiori della metà a quelli tedeschi e del 20 per cento a quelli francesi”.

“Nonostante gli indicatori di performance del settore continuino a porre il sistema italiano tra quelli che garantisce i migliori risultati - si spiega nella relazione - l’allungamento della vita e il progressivo invecchiamento della popolazione pone problemi di adeguamento dell’offerta, oggi carente in diverse aree del Paese proprio nell’assicurare una rete di assistenza alle disabilità. La forte pressione sul contenimento delle risorse comincia, infatti, a riflettersi sulla possibilità di adeguare alle nuove necessità la qualità dei servizi offerti, siano essi basati su migliori strutture per l’assistenza o su dispositivi e farmaci ad elevato contenuto tecnologico”.

Nel documento si riporta come i dati Ocse offrano lo spunto per alcune riflessioni:

- dal punto di vista delle strutture di assistenza, non dissimile è la numerosità del personale medico (i medici per 1000 abitanti sono 3,9 in Italia contro 4,1 in Germania, 3,1 in Francia e 3,7 in Spagna);

- si amplia il distacco in termini di posti letto, sensibilmente inferiori in Italia (3,4 per 1000 abitanti contro 8,3 in Germania, 6,3 in Francia e 4,8 in media nei paesi Ocse);

- alla riduzione delle strutture ospedaliere non corrisponde, tuttavia, un recupero dei posti in strutture residenziali LTC in rapporto alla popolazione anziana;

- positivo il confronto in termini di utilizzo delle strutture e contenimento degli interventi inappropriati, ma con evidenti margini per un recupero ulteriore;

- elevate le dotazioni tecnologiche.

La flessione della spesa pubblica nel settore, spiega la Corte dei Conti, ha comportato un peggioramento delle condizioni sotto due aspetti: l’aumento dei ticket: “nel 2013 esso costituiva il 3,2 per cento della spesa complessiva, a fronte di importi ben più contenuti in Germania (1,8 per cento) e Francia (1,4 per cento)”, ma anche una crescita dei casi di rinuncia alle cure per motivo di costo e di liste d’attesa (esami medici e cure dentali).

Quanto poi all'arrivo sul mercato dei farmaci innovativi ad alto costo, ed al confronto della loro diffusione nei principali Paesi europei, “oltre a far presagire l’impossibilità di garantire a lungo l’invarianza (in termini nominali) della spesa farmaceutica, porta ad interrogarsi se l’equilibrio finanziario sinora mantenuto non dipenda solo dall’ottenimento di sconti, payback e da prezzi inferiori alla media EU, ma anche da un minor ricorso a farmaci di recente approvazione”.

Dai giudici contabili viene inoltre certificato il “successo” dei Piani di rientro: “È evidente dal punto di vista non solo economico finanziario, ma anche del miglioramento nella qualità dei servizi e nella garanzia dei Lea”. Tuttavia, consistenti ‘output gap’ sanitari “dimostrano quanto sia urgente destinare ad un adeguamento dell’offerta le risorse ottenibili dal riassorbimento di inefficienza ed eccesso di costi ancora presenti”. Inefficienze che, si sottolinea nella relazione, non riguardano le sole Regioni in piano di rientro.

Infine, queste le difficoltà di alcuni 'strumenti' riscontrate negli ultimi esercizi:

- i tetti alla spesa e il payback sui farmaci (che si vuole estendere ai dispositivi medici) non riescono a incidere su dinamiche della spesa sottoposte ad esigenze diverse da quelle finora conosciute;

- la regolazione degli acquisti attraverso il ricorso a prezzi di riferimento si scontra con la forte varietà e disomogeneità dei prodotti. I dati diffusi dall’Anac se, da un lato, confermano margini di risparmio consistenti, dall’altro, segnano la difficoltà di ottenere risultati significativi in un mercato in rapida mutazione anche in termini di innovazione;

- è necessario rendere più appropriato e mirato l’accesso alle prestazioni (tickets), e dare flessibilità gestionale a strutture in continua ricerca di un equilibrio.

Tratto da: Quotidiano Sanità, Giovanni Rodriquez, 23 marzo 2016