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Alto colesterolo totale, fattore di rischio per malattia cardiovascolare e ictus

Il genere incide poco o nulla

In base a una meta-analisi pubblicata su Atherosclerosis, l'aumento del colesterolo totale costituisce un forte fattore di rischio per la malattia coronarica (CHD), con evidenza di un piccolo, ma significativamente maggiore effetto negli uomini rispetto alle donne. L'aumento del colesterolo totale ha invece poco effetto sul rischio di ictus totale in entrambi i sessi.

In base a una meta-analisi pubblicata su Atherosclerosis, l’aumento del colesterolo totale costituisce un forte fattore di rischio per la malattia coronarica (CHD), con evidenza di un piccolo, ma significativamente maggiore effetto negli uomini rispetto alle donne. L’aumento del colesterolo totale ha invece poco effetto sul rischio di ictus totale in entrambi i sessi.

Gran parte del carico della malattia cardiovascolare (CVD) può essere prevenuta con la gestione e il controllo di una serie di fattori modificabili di rischio, soprattutto la pressione alta, il fumo, il diabete, l'eccesso di peso e l’aumento del colesterolo totale.

«La mancanza di dati specifici in base al genere ha tipicamente portato all’ipotesi che le associazioni tra questi fattori di rischio e gli outcome CVD fossero equivalenti negli uomini e nelle donne. Tuttavia, recenti meta-analisi hanno dimostrato in modo affidabile che esistono differenze clinicamente significative di genere nei rapporti tra alcuni fattori di rischio e il rischio di CHD e di ictus, con effetti più forti nelle donne rispetto agli uomini per il fumo e il diabete» affermano gli autori dello studio, coordinati da Sanne A. E. Peters, del George Institute for Global Health dell’Università di Oxford (UK).

Nella medicina di genere, due associazioni mai analizzate finora

«Tuttavia» precisano «più forti rischi relativi in eccesso nelle donne non sono inevitabili: si è visto che valori elevati di pressione arteriosa sistolica e di indice di massa corporea hanno effetti altrettanto deleteri sul rischio di CHD e di ictus in entrambi i generi». In particolare, sottolineano, «non è mai stato valutato in maniera sistematica se esiste una differenza di genere per l'associazione tra colesterolo totale, da un lato, e CHD e ictus, dall’altro. Pertanto abbiamo condotto una revisione sistematica con meta-analisi per riassumere tutte le prove a oggi disponibili degli effetti genere-specifici del colesterolo totale sul rischio di CHD e ictus incidenti».

È stata effettuata una ricerca su PubMed per studi di coorte che avevano esaminato il rapporto tra colesterolo totale e CHD e ictus totale, separatamente in uomini e donne. Si è ricorso a meta-analisi a effetti casuali con ponderazione mediante inverso della varianza per ottenere rischi relativi (RR) genere-specifici raggruppati rettificati e rapporti donna/uomo dei RR (RRR).

Sono stati inclusi i dati provenienti da 97 coorti, corrispondenti a 1.022.276 individui, comprendenti 20.176 casi di CHD e 13.067 di ictus. Il RR combinato (95% intervallo di confidenza) per CHD associato all’aumento di un 1 mmol/L di colesterolo totale è stato di 1,20 (1,16-1,24) nelle donne e di 1,24 (1,20-1,28) negli uomini, con un conseguente RRR di 0,96 (0,93-0,99).

I corrispondenti RR per il rischio di ictus totale sono risultati pari a 1,01 (0,98-1,05) nelle donne e a 1,03 (1,00-1,05) negli uomini, con un RRR combinato di 0,99 (0,93-1,04). Gli RRR combinati, confrontando individui nella categoria con valori più elevati di colesterolo totale a quelli nella categoria con livelli più bassi (ovvero il terzile maggiore rispetto al terzile minore) si sono attestati a 0,87 (0,79-0,96) per CHD e a 0,86 (0,76-0,97) per ictus totale.

Uomini lievemente sfavoriti solo per la malattia coronarica

In base a questa meta-analisi, osservano gli autori, risulta dunque che «per ogni 1-mmol/L di incremento di colesterolo totale il rischio di CHD è aumentato del 20% nelle donne e del 24% negli uomini, con una differenza di genere, in sfavore degli uomini, statisticamente significativa ma clinicamente discutibile in termini di rischio di CHD correlato al colesterolo totale. In accordo con precedenti revisioni, inoltre, l'associazione tra colesterolo totale e ictus è risultata generalmente più debole rispetto a quella per CHD, senza differenze apprezzabili tra uomini e donne».

Questi risultati – sottolineano gli autori – sono ampiamente in linea con le analisi della Prospective Studies Collaboration (PSC), comprendente quasi 900.000 persone e 55.000 decessi vascolari, che ha dimostrato come il colesterolo totale sia associato positivamente con il rischio di mortalità da CHD, ma non da ictus.

«Mentre le analisi PSC comprendevano trial condotti su individui dello stesso genere, la presente meta-analisi ha utilizzato solo quegli studi che hanno incluso sia donne che uomini» sottolineano Peters e colleghi. «Nel confrontare gli effetti genere-specifici del colesterolo totale sugli outcome CV in uomini e donne inseriti nello stesso studio, abbiamo ridotto la probabilità che eventuali differenze di genere fossero attribuibili a differenze nel rischio di fondo della popolazione in studio o altre fonti residue di confondimento», come l’età, per esempio.

Le ricadute in termini di prevenzione con statine

Questo studio porta con sé un’ulteriore ricaduta pratica clinica. Non vi è, a detta degli autori, alcuna evidenza che la maggiore disponibilità di farmaci ipocolesterolemizzanti abbia determinato un impatto discernibile sui risultati complessivi dello studio (in termini di prevenzione di genere). «Ulteriori prove per sostenere la mancanza di qualsiasi differenza di genere clinicamente significativa nella relazione viene dalla Cholesterol Treatment Trialists’ (CTT) Collaboration che ha dimostrato che la terapia con statine è di efficacia simile per la prevenzione della CVD in uomini e donne, a prescindere dal livello di base del rischio di CVD» concludono.

Peters SA, Singhateh Y, Mackay D, et al. Total cholesterol as a risk factor for coronary heart disease and stroke in women compared with men: A systematic review and meta-analysis. Atherosclerosis, 2016;248:123-31.

Tratto da: Pharmastar, 29 marzo 2016