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Insufficienza renale: Terapia domiciliare, personalizzazione della cura e telemedicina

Il 10% della popolazione mondiale è affetta da patologie renali croniche. Nel 2010, a livello globale erano circa 2,6 milioni le persone sottoposte a dialisi. Le stime al 2030 parlano di 5,4 milioni. In Italia i pazienti italiani con insufficienza renale cronica terminale che si sottopongono a dialisi sono circa 45 mila. Di questi, meno del 10% è trattato a casa attraverso la metodica della dialisi peritoneale.

«La personalizzazione della cura – commenta Claudio Ronco, direttore del Dipartimento di Nefrologia dell’ospedale San Bortolo di Vicenza, in occasione del Congresso della Società italiana di nefrologia (dal 4 al 7 settembre a Rimini) - è oggi un tema di interesse globale che ci spinge ad andare oltre gli standard per migliorarli sempre di più. Con la dialisi peritoneale siamo in grado di far stare meglio il paziente non solo dal punto di vista clinico ma anche e soprattutto in termini di qualità di vita, perché possiamo adattare la terapia alle esigenze personali di ciascun individuo. Inoltre – aggiunge il nefrologo, che nel suo centro ha il 40% dei pazienti in trattamento domiciliare – curare i pazienti a casa permette di generare anche un risparmio considerevole nei costi sanitari delle Regioni».

Tuttavia, nonostante la dialisi peritoneale domiciliare sia indicata per la maggior parte dei pazienti, a oggi la percentuale di utilizzo di questa metodica in Italia non raggiunge il 10 per cento, mentre gli studi dicono che si potrebbe arrivare al 30 per cento. Più precisamente nei pazienti incidenti, cioè quelli di nuovo arrivo alla dialisi, la percentuale in dialisi domiciliare dovrebbe essere fra il 30 e il 40%, mentre nei pazienti prevalenti potrebbe collocarsi fra il 20 e il 30 per cento.

In particolare la dialisi peritoneale automatizzata si svolge prevalentemente durante la notte, tramite una macchina che automaticamente infonde e drena le soluzioni mentre il paziente dorme, rendendo quindi il trattamento compatibile con le sue attività quotidiane.

«L’ausilio della tecnologia – sottolinea Ronco - e dell’innovazione, attraverso piattaforma interattive, il Cloud e sistemi di raccolta dati, ci permette di diventare per il paziente una “famiglia digitale” che lo accoglie e lo cura. Abbiamo tutto a disposizione. Quello che manca a oggi è l’avvio di politiche sanitarie mirate, volte alla reale incentivazione delle terapie domiciliari e, contemporaneamente un’adeguata formazione del personale».

Eppure, nel Piano nazionale della cronicità «quando si affronta il tema della malattia renale cronica e dell’insufficienza renale cronica, siamo riusciti – spiega Paola Pisanti, presidente e coordinatore della Commissione Piano nazionale cronicità - a definire obiettivi precisi che si basano su un piano di cura personalizzato per migliorare l’aderenza alla terapia, la presa in cura territoriale e quindi la possibilità di trattare i pazienti a casa; il tutto reso possibile grazie alla sanità digitale e, nel caso specifico, alla teledialisi».

Tratto da: Healthdesk, 06 ottobre 2017