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Esame del colesterolo e malattie cardiovascolari, come individuare i rischi?

Elevati livelli di colesterolo LDL (LDL-C) nel sangue rappresentano il primo fattore di rischio per lo sviluppo di malattia cardiovascolare. Un dato preoccupante è che circa il 40% degli individui non è consapevole di avere livelli di colesterolo non a norma e dei rimanenti solo il 24% degli uomini e il 17% delle donne è trattato efficacemente. Coloro che presentano elevati livelli di colesterolo hanno un rischio 3,6 volte maggiore di sviluppare coronaropatie rispetto alla popolazione normale. Alti livelli di colesterolo sono dannosi per la nostra salute.

L’esecuzione di un esame del sangue ci permette di conoscere il nostro quadro lipidico e conseguentemente calcolare il rischio individuale di sviluppare una malattia cardiaca negli anni.

Ne abbiamo parlato con la dott.ssa Daniela Maria Guiducci, cardiologa presso l’ambulatorio Humanitas Medical Care Premuda a Milano.

Che cos’è il colesterolo?

Il colesterolo è una sostanza lipoidea che viene prodotta dal nostro stesso organismo prevalentemente a livello epatico ed è anche introdotto con gli alimenti.

Il nostro corpo ha bisogno di colesterolo per produrre cellule, vitamine (come la vitamina D), e ormoni, ed è per questo che siamo in grado di sintetizzarlo in modo autonomo.

Quali sono i tipi di colesterolo?

Ci sono due tipi principali di colesterolo:

– Colesterolo HDL ad alta densità, conosciuto come colesterolo “buono”.

– Colesterolo LDL a bassa densità, quello viceversa “cattivo”.

Il primo ha infatti un’azione protettiva contro le malattie cardiovascolari, mentre il colesterolo LDL, se in eccesso nel sangue, può determinare un accumulo di grasso sulle pareti dei vasi arteriosi con formazione di placche che alterano il flusso del sangue riducendo il calibro del vaso o, nei casi più gravi, la placca è così grande da ostruirlo completamente.

Malattie cardiovascolari, quali sono i fattori di rischio?

I fattori che peggiorano il rischio di malattia aterosclerotica cardiovascolare sono:

–   Presenza di sindrome metabolica (glicemia elevata, obesità addominale, ipertensione arteriosa, dislipidemia mista ossia alterati valori di colesterolo e trigliceridi)

–   Insufficienza renale cronica

–   Disturbi infiammatori cronici quali artrite reumatoide e lupus

–   Menopausa precoce

–   Storia familiare di malattia cardiovascolare aterosclerotica precoce (uomini età inferiore ai 55 anni, donne età inferiore a 65 anni)

–   Etnie ad alto rischio, come le popolazioni dell’asia meridionale

–   Ipertrigliceridemia concomitante

–   Elevati valori nel sangue di PCR (> 2 mg/dL).

Inoltre, ricordiamo che esistono condizioni che possono aumentare i livelli di colesterolemia e tra questi i principali sono:

–   Sovrappeso ed obesità

–   Alimentazione scorretta

–   Fumo

–   Sedentarietà

Mi preme sottolineare il concetto che il rischio cardiovascolare individuale risulta dalla somma di diversi fattori, quali il fumo, l’età ed il sesso, oltre all’ipertensione e al diabete mellito.

In generale, è consigliabile iniziare uno screening del profilo lipidico dopo i 40 anni per i soggetti di sesso maschile e per le donne superati i 50 o dopo la menopausa.

Per ottenere la stima del rischio individuale di andare incontro ad una malattia cardiovascolare si devono utilizzare le carte del rischio SCORE (Systemic Coronary Risk Estimation), differenti per soggetti di sesso maschile e femminile, che tengono conto dell’età, dell’abitudine al fumo e dei livelli di pressione arteriosa.

Grazie a queste tabelle siamo in grado di stabilire il livello di rischio, molto alto, alto, medio o basso. Solo così il medico è in grado di decidere una terapia personalizzata e mirata.

Le persone ad altissimo rischio hanno già subito una malattia cardiaca, ad esempio un infarto, un’angioplastica o un by pass. In questa categoria rientrano però anche i soggetti affetti da diabete mellito con danno d’organo (neuropatia o retinopatia) e le persone con insufficienza renale di grado severo.

Per questa categoria di pazienti lo score del rischio calcolato sarà uguale o superiore al 10% di andare incontro ad un evento cardiovascolare nei successivi 10 anni.

Si rientra nel gruppo ad alto rischio quando il colesterolo totale è uguale o superiore a 310 mg\dL, le LDL-C maggiori o uguali a 190 mg\dL o se la pressione del sangue è 180\100mmHg o più. Per questo gruppo il calcolo del rischio di mortalità cardiovascolare a 10 anni è tra il 5 e il 10%.

Se lo score è tra 1 e 5 % il rischio è moderato, mentre se è inferiore a 1% il rischio è basso.

Pertanto, in base al calcolo del colesterolo LDL-C individuale e al calcolo dello score del rischio che ora conosciamo si può stabilire una strategia di cura personalizzata.

Per un medesimo valore di colesterolo, ad es tra 100 e 115 mg\dL, se il rischio complessivo del paziente è basso sarà opportuno modificare unicamente lo stile di vita, quindi dieta ed attività fisica, viceversa se lo score del rischio è moderato con lo stesso valore di colesterolo LDL è corretto valutare l’inizio di una eventuale terapia farmacologica.

Obiettivi terapeutici di colesterolo LDL secondo le ultime Linee Guida Europee per le diverse categorie di rischio sono:

-SCORE basso < 1%: LDL 116 mg\dL

-SCORE moderato >1 e < 5%: LDL 100mg\dL

-SCORE alto >5% e < 10%: LDL 70 mg\dL

-SCORE molto alto > 10%: LDL 55mg\dL

Quali sono i trattamenti?

Per concludere prima di iniziare un trattamento farmacologico è indicato effettuare due misurazioni del quadro lipidico a distanza di 1- 12 settimane.

Iniziata la cura, il primo controllo, salvo eccezioni per pazienti a rischio elevato, è indicato dopo 8-12 settimane mentre, una volta raggiunto un livello di colesterolo ottimale, l’esame del sangue sarà da programmare anche dopo 12 mesi.

Viceversa, sarà opportuno attendere un intervallo più lungo se la riduzione di colesterolo si vuole raggiungere solamente modificando le abitudini di vita, lasciando trascorrere almeno 12 settimane.

La terapia della dislipidemia prevede diversi trattamenti che hanno potenza di cura differente.

Per effettuare prevenzione primaria oltre a seguire una dieta a basso contenuto di grassi saturi potrebbe essere sufficiente l’assunzione di un integratore a base di riso rosso fermentato.

Viceversa, per valori di colesterolemia più elevati o per pazienti già affetti da malattia cardiovascolare le statine risultano essere il farmaco di prima scelta e tra queste alcune risultano più efficaci di altre.

Esiste anche una molecola differente, l’ezetimibe, che si può utilizzare in aggiunta alle statine quando il colesterolo non è a target o in alternativa quando le statine non sono tollerate.

Inutile aggiungere che la terapia deve essere stabilita da un medico ed è da evitare tassativamente l’autoprescrizione di questi farmaci.

Prima di iniziare un trattamento con questi farmaci è sempre opportuno controllare gli enzimi epatici e le CPK che andranno monitorizzati nel tempo.

Tratto da: Humanitas Medical Care, 26 gennaio 2023