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Anticipare l’orario dell’ultimo pasto migliora il controllo della glicemia

I risultati di un trial clinico presentati al meeting dell’Endocrine Society mostrano che concentrare l’80% delle calorie nella prima parte della giornata, riduce il livello di glucosio nel sangue e accorcia il periodo di tempo in cui la glicemia è sopra la norma.

Basterebbe cenare nell’orario in cui generalmente si fa merenda per abbassare il livello di zucchero nel sangue. I risultati di un trial clinico presentati al meeting annuale della Endocrine Society (Chicago 15-18 giugno) propongono nuovamente il digiuno intermittente come strategia efficace per prevenire il diabete. Concentrare i pasti nelle prime sei, otto ore del giorno riduce le fluttuazioni del glucosio e accorcia la finestra temporale in cui i valori sono superiori alla norma. Perché per il controllo della glicemia, come già emerso in ricerche precedenti, sembra più importante il “quando” del “cosa”, l’ora a cui si consuma l’ultimo pasto della giornata piuttosto del suo contenuto.

I ricercatori della New York University Langone Health e della NYU Grossman School of Medicine hanno voluto verificare con una sperimentazione ad hoc se i benefici per la salute cardiometabolica procurati da questo regime alimentare, definito “early time-restricted feeding (eTRF)”, alimentazione precoce a tempo limitato,  possano essere effettivamente attribuiti al timing dei pasti piuttosto che alla perdita di peso.

Per essere certi dei benefici del digiuno intermittente, gli scienziati hanno realizzato uno studio clinico in crossover nel quale lo stesso gruppo di pazienti è stato sottoposto ai due diversi trattamenti da testare in momenti differenti. La sperimentazione ha coinvolto 10 pazienti con pre-diabete e obesità  ed è durata 14 giorni. Tutti i partecipanti hanno seguito i due regimi alimentari passando dall’uno all’altro dopo 7 giorni: nella dieta “normale” il 50 per cento delle calorie veniva consumato dopo le 16, mentre nel regime “speciale”  l’80 per cento delle calorie veniva consumato prima delle 13.

Per escludere l’impatto dell’alimentazione sui risultati, i ricercatori hanno proposto ai partecipanti una dieta studiata appositamente per mantenere il peso di partenza senza dimagrire.

Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a un test della glicemia il settimo giorno, al momento del passaggio da un regime alimentare all’altro, e al 14esimo giorno, alla fine dello studio.

Il peso dei dieci volontari è rimasto stabile per tutta la durata della sperimentazione, permettendo così di escludere l’influenza delle variazioni dell’indice di massa corporea sui livelli di glicemia.

Dall’analisi, è emerso che il digiuno intermittente procura una riduzione dell'ampiezza media delle escursioni glicemiche (Mage), un parametro indicativo del controllo glicemico, e un accorciamento dell’intervallo di tempo in cui la glicemia è al di sopra della norma, rispetto al regime alimentare tradizionale.

«La nostra ricerca mostra che seguendo per una settimana soltanto questa strategia dietetica si riducono le fluttuazioni dei livelli di zucchero nel sangue e si riduce il periodo di tempo in cui il glucosio è al di sopra dei livelli normali. Ciò suggerisce che l'alimentazione precoce a tempo limitato può essere una strategia utile per le persone con prediabete o obesità per mantenere i livelli di zucchero nel sangue in un range normale e impedire la progressione verso il diabete di tipo 2», spiega Joanne Bruno, endocrinologo del NYU Langone Health di New York, a capo dello studio.

Tratto da: Healthdesk, 20 giugno 2023