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"Il microbiota incide sul rischio obesitā. Ma le cause sono soprattutto ambientali"

"La componente genetica conta per circa un 30% nei casi di obesità. Su questo non c'è dubbio, ma non è una novità particolare. Nel campo delle cause, anche se è ancora tutto da capire bene, perché non se ne sa ancora abbastanza, c'è il discorso sul microbiota, cioè la flora intestinale". Giuseppe Marinari, responsabile UO Chirurgia Bariatrica all'Istituto Clinico Humanitas ci spiega che recenti studi stanno dimostrando una correlazione fra microbiota e rischio di obesità. "Si sta vedendo che in alcuni casi, a causa di un particolare microbiota, c'è una maggiore permeabilità intestinale. Che alcune persone 'assorbissero' più degli altri è sempre sembrata un'impressione riportata dal paziente: in effetti invece si sta cominciando a vedere che ci sono dei casi in cui l'intestino è più permeabile ai nutrienti. Però che questa sia una causa di obesità, anche se è molto probabile che lo sia, non si può dire con certezza.

L'obesità è una patologia multifattoriale, dove contano tantissime cose: la genetica senz'altro, tantissimo i fattori ambientali, intesi come la famiglia in cui si cresce e l'ambiente in cui si vive. Tranne rari casi di obesità genetica dovuti a malattie genetiche specifiche, che sono davvero pochi, identificare con precisione e sperare di intervenire sulla causa dell'obesità per ora è utopico, proprio perché i fattori sono molti.

Quali sono ad oggi le cure per un paziente obeso?

L'unica novità di cui si sta parlando tanto, ma molto spesso se ne sente parlare male ed è una cosa che mi dispiace, è che sono usciti dei farmaci che sono davvero molto efficaci. Questi farmaci sono stati inizialmente prodotti per la terapia del diabete e sono essenzialmente tre: la liraglutide, che è un farmaco piuttosto vecchio ormai; un farmaco un po' più recente che si chiama semaglutide e uno del tutto nuovo, che deve ancora uscire negli Stati Uniti, che si chiama tirzepatide. Questi farmaci sono stati tutti inizialmente prodotti per la cura del diabete di tipo 2, quello che una volta si definiva diabete alimentare, e quello che si è visto poi con grande sorpresa è che l'effetto collaterale positivo di questi farmaci, non in tutti, ma in moltissimi casi, è la perdita di peso.

Dunque aiutano nella terapia contro l'obesità?

Sì. La vera novità sono questi farmaci, che è vero che non sono in grado di produrre cali ponderali pari a quelli della chirurgia (la liraglutide è in grado di far perdere fino a 8-10 kg, la semaglutide fino a 20 kg, la tirzepatide sembra che riesca ad andare oltre), ma sono fondamentali.  Da un punto di vista pratico, fino ad oggi l'obesità si curava o con la terapia conservativa o con la chirurgia. Entrambe hanno dei limiti. Per terapia conservativa, come riportato anche nelle recenti linee guida dell'ISS, scritte in collaborazione a una serie di società scientifiche che si occupano di obesità, si intende dieta, attività fisica, eventuale psicoterapia quando ce ne fosse l'indicazione: ma si riesce a far perdere un 5-7% del peso corporeo totale, che è nulla su un paziente obeso. Per quanto riguarda la chirurgia, fino ad oggi si è sempre detto che si possono operare le persone quando raggiungono un indice di massa corporea superiore a 40 o superiore a 35 in presenza di patologie associate all'obesità, il classico paziente con 35 di BMI e il diabete piuttosto che l'ipertensione. Questo vuol dire che, fino a questo momento, c'era un'enorme fascia di pazienti (quelli che hanno già l'obesità, ma senza comorbilità) che era una terra di nessuno. Oggi questi farmaci vanno a coprire quella fascia di persone che non sono ancora suscettibili di terapia chirurgica​.

Di cosa parliamo in pratica quando parliamo di obesità? Che tipo di malattia è?

Intanto bisogna dire che è una patologia vera e propria e non c'entra con la cattiva volontà del paziente. Si tratta di persone che accumulano molto più tessuto adiposo di quel che si dovrebbe. Lei consideri che un uomo di 18-20 anni dovrebbe avere un quinto di tessuto adiposo e 4/5 di massa magra; la donna 1/4 e 3/4. Una persona diventa obesa quando la sua composizione corporea viene completamente sovvertita e si ritrova ad avere una percentuale di tessuto adiposo molto maggiore. Il problema è che il tessuto adiposo non è solo un deposito, purtroppo è una ghiandola endocrina molto attiva che produce un sacco di ormoni e questi ormoni in eccesso portano a molte altre malattie, ovviamente il diabete, ma soprattutto molti tumori. Una ricerca dell'Università dello Utah ha seguito per 40 anni due gruppi di pazienti obesi, 21/22 mila pazienti per gruppo, e quello che è stato dimostrato è che in 40 anni di osservazione il gruppo di pazienti operati per obesità non solo ha perso molto più peso e sta molto meglio, per mille motivi, ma la mortalità nei pazienti operati si è ridotta del 29% per le malattie cardiovascolari (infarto, ictus) ma ben del 42% per i tumori. Molti tumori purtroppo sono conseguenza dell'eccesso di tessuto adiposo.

Si può guarire dall'obesità?

Sì, assolutamente. Ma bisogna stare attenti perché l'obesità è una malattia cronica, e quindi tende a recidivare. Anche le persone che perdono peso con interventi chirurgici possono recuperare il peso perso nel tempo. Oggi ci sono delle malattie tumorali che combattiamo a più riprese per tutta la vita, riuscendo a controllarle, e per l'obesità è lo stesso. Un po' con i farmaci, un po' con la chirurgia, a volte con tutti e due insieme, si riescono ad ottenere dei risultati eccezionali, ma la lotta all'obesità è una lotta di tutta una vita. Mi lasci dire, inoltre, che la chirurgia dell'obesità è una chirurgia molto tecnologica, ma soprattutto sicura. E' ovvio che, come per tutta la chirurgia, non esistono le complicazioni zero, però è importante sapere che è una chirurgia veramente sicura.

Che percentuale di persone obese c'è in Italia?

Siamo una nazione virtuosa, se confrontata all'Europa, se parliamo di obesità adulta: siamo intorno al 10% della popolazione. Quello che non va bene in Italia, anche se c'è stato un leggerissimo miglioramento negli ultimi anni, è l'obesità infantile dove siamo fra i peggiori. Per tutte le malattie la chiave è la prevenzione e non siamo messi bene da questo punto di vista.

Tornando al discorso delle cause, dunque la componente genetica non è dominante?

Non tutti i pazienti obesi hanno la componente genetica: esistono dei geni legati al peso, ma non è affatto scontato che un paziente obeso abbia un'alterazione genetica. Non mi fossilizzerei troppo su questo problema perché oggi è ininfluente sulla terapia. E' molto più interessante il discorso sul microbiota, ma come spiegavo è in fase sperimentale. In uno studio di alcuni anni fa hanno preso dei ratti obesi, li hanno irradiati azzerando la loro flora intestinale, poi hanno fatto loro un trapianto di feci, dando loro da mangiare le feci di ratti magri, e i ratti sono dimagriti tutti, attenzione, non per colpa dell'irradiazione. Facendo il trapianto di feci con feci di ratti magri i ratti dimagriscono. Ad ogni modo, ai fini delle cause dell'obesità conta mille volte di più l'ambiente in cui cresci, l'educazione alimentare, l'educazione allo sport, al movimento​.

Tratto da: Huffingtonpost, Linda Varlese, 22 giugno 2023