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Insulino-resistenza, come tenerla sotto controllo attraverso una corretta alimentazione

L’insulino-resistenza è una condizione in cui le cellule dell’organismo diventano meno sensibili all’insulina, il che porta a una mancata utilizzazione del glucosio e al suo accumulo nel circolo sanguigno. Di conseguenza, il pancreas aumenta la produzione di insulina (iperinsulinemia) per cercare di superare la mancata risposta delle cellule. L’accumulo di grasso viscerale influisce negativamente sulla risposta all’insulina, poiché rilascia acidi grassi e molecole infiammatorie nel sangue, aggravando l’insulino-resistenza. È importante notare che l’insulino-resistenza può colpire anche le persone normopeso e sottopeso. Nell’insulino-resistenza entrano in gioco vari fattori oltre al sovrappeso tra cui: alti livelli di fruttosio (attenzione a succhi di frutta, centrifugati, senza fibre protettive); infiammazione cronica silente; vita sedentaria; disbiosi intestinale; fattori genetici. Gli alimenti possono essere associati in maniera tale da ottimizzare il controllo glicemico e insulinemico in caso di intolleranza glucidica, diabete mellito, iperinsulinemia, sovrappeso, obesità, PCO e per il mantenimento di un buono stato di salute.

Il ruolo delle fibre

Come spiegato nel corso di formazione “Gusto è Salute. Gestione funzionale della glicemia” (responsabile scientifica è la dottoressa Serena Missori, endocrinologa e nutrizionista), presente sulla piattaforma di Consulcesi Club (4,5 crediti ECM), le fibre, prevalentemente contenute nelle verdure, sono fondamentali nella gestione della glicemia e dell’insulina. L’ampio utilizzo di cibi confezionati, la scarsità di tempo e la mancata organizzazione nella preparazione dei pasti portano a un aumento del consumo di piatti pronti o parzialmente pronti, che richiedono solo riscaldamento, reidratazione, cottura, apertura e consumo, ma sono poverissimi di fibre. Queste svolgono un ruolo fondamentale per la diversificazione e il mantenimento dello stato di salute del nostro microbiota intestinale, il transito intestinale, la sensazione di sazietà e il controllo della glicemia e dell’insulina. Formando una maglia viscosa nell’apparato digerente, contribuiscono a rendere l’assorbimento del glucosio e del fruttosio più lento e ridotto, consentendo un accesso più graduale degli alimenti alla parete intestinale. Esistono due tipi di fibre: solubili, che si dissolvono in soluzione acquosa assumendo una consistenza gelatinosa (come pectine, mucillagini e galattomannani), e insolubili, presenti nei vegetali come cellulosa, emicellulosa e lignine. L’apporto consigliato di fibra dovrebbe aggirarsi intorno ai 30 g al giorno, con il 70-75% costituito da fibre insolubili e il 25-30% da fibre solubili.

Aceto di mele per gestire la glicemia. Cosa c’è di vero?

Da diverso tempo si è diffuso su internet il consiglio di utilizzare l’aceto di mele per dimagrire e controllare la glicemia, consumandolo a digiuno o come condimento. Ma quanto di ciò è vero?

L’aceto è un liquido acido ottenuto dalla fermentazione dell’alcol grazie all’azione di batteri che lo trasformano in acido acetico. Ne esistono vari tipi e tutti (a eccezione del balsamico che può contenere additivi come zucchero e melassa) sono validi. L’acido acetico disattiva temporaneamente l’enzima alfa-amilasi, responsabile della digestione dei carboidrati e della conversione dell’amido in zucchero. Questo enzima è prodotto dalle ghiandole salivari e dal pancreas, ma si trova anche in piccole quantità nelle ovaie, nella placenta, nell’intestino, nel fegato e nei muscoli scheletrici. La temporanea disattivazione dell’alfa-amilasi rallenta e regola l’assorbimento dei carboidrati, influenzando così i livelli di glicemia e insulina. Una volta assorbito, l’acido acetico stimola i muscoli a produrre glicogeno, ottimizzando l’assorbimento del glucosio.

Alcuni nutraceutici consigliati

Di seguito alcuni alimenti che possono aiutare a gestire eventuali problemi con la glicemia:

Zafferano: viene comunemente utilizzato in cucina come spezia ma contiene numerosi principi attivi che ne determinano un effetto salutare importante: ad esempio risulta utile per il trattamento dei disturbi legati alla glicemia. Il miglioramento del profilo glicemico da parte dello zafferano all’interno di questo integratore per l’iperglicemia può prevenire le complicanze del diabete attraverso l’inibizione di percorsi molecolari dell’iperglicemia. Lo zafferano abbassa significativamente i livelli plasmatici di glucosio e insulina e migliora il profilo glicemico nel siero attraverso diverse vie metaboliche: in primo luogo nelle cellule muscolari e negli adipociti agisce promuovendo l’attività del trasportatore di glucosio GLUT4 (glucotrasportatore 4), facilitando la riduzione dei livelli plasmatici di glucosio, che viene trasferito dal torrente circolatorio all’interno della cellula. Qui può essere utilizzato come fonte energetica o trasformato in grasso. Le attività dello zafferano non finiscono qui: migliora la risposta all’insulina; down regulation di adiponectina e TNF-α; riduce i livelli di acidi grassi liberi e trigliceridi; migliora e previene lo stress ossidativo; previene inoltre i processi infiammatori coinvolti nella resistenza all’insulina.

Curcuma: è una pianta della famiglia delle Zingiberacee, da secoli è utilizzata come rimedio contro il diabete nella medicina ayurvedica e nella medicina tradizionale cinese. La molecola che costituisce il principio attivo della pianta è la curcumina. La tecnologia della microincapsulazione sfrutta una matrice incapsulante completamente naturale che protegge e racchiude la curcumina.

GDA (Glucose Disposal Agent): si tratta di sostanze in grado di migliorare il profilo glicemico e insulinico. In particolare, sono efficaci in risposta a un carico glicemico importante nel flusso ematico e un migliore utilizzo del glucosio da parte di organi e cellule. Lo scopo principale è quello di migliorare il profilo glicemico, la risposta insulinica e l’uptake di glucosio nei compartimenti attivi dell’organismo.

Berberina: è un alcaloide principalmente usato dalla medicina tradizionale cinese per ridurre l’emoglobina glicata e la glicemia a digiuno. Da una meta-analisi di 14 studi è stato scoperto che l’assunzione di questa sostanza per 12 settimane, abbinata ad un corretto stile di vita, è associata a miglioramenti della glicemia a digiuno, postprandiale, dell’emoglobina glicata, e la riduzione dei livelli di insulina a digiuno. Anche altri studi hanno confermato ciò, oltre che dimostrare un’azione ipoglicemizzante in acuto. Studi su persone sane (in sovrappeso) hanno dimostrato che l’assunzione di berberina per 12 settimane senza modifiche nell’esercizio fisico e nella dieta, ha portato a una riduzione del peso corporeo e del grasso, rispettivamente del 2,3% e 3,6%.

Cannella: ha un elevato potere antiossidante e, grazie al potere inibitorio verso alcuni enzimi, può ridurre l’afflusso di glucosio evitando picchi insulinici eccessivi permettendo così un miglior controllo della glicemia.

Gymnema Sylvestre: gli effetti ipoglicemizzanti della Gymnema sylvestre sembrerebbero essere favoriti da vari fattori, tra cui la promozione della rigenerazione delle cellule delle isole di Langerhans (gruppi di cellule che costituiscono la parte endocrina del pancreas), l’incremento della secrezione di insulina per via della stimolazione pancreatica e l’inibizione dell’assorbimento del glucosio a livello intestinale grazie a polifenoli e glicosidi triterpenici che si legano ai recettori del glucosio nel tratto intestinale riducendo così l’assorbimento degli zuccheri.

Tratto da: Sanità Informazione, Arnaldo Iodice, 01 luglio 2023