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Quanti tipi di diabete esistono?

Il diabete è una malattia caratterizzata da elevati valori di glicemia, quindi zucchero nel sangue. Tuttavia, ne esistono vari tipi. Quali sono e perché è importante avere una corretta diagnosi?

Lo abbiamo chiesto alla dott.ssa Ieva Gailyte Grassano, endocrinologa e diabetologa presso gli ambulatori Humanitas Medical Care di Lainate e Arese.

Quali sono i diversi tipi di diabete?

Come dicevamo, esistono varie forme di diabete. La più frequente (e più diffusa al mondo) è quella di tipo 2, una forma associata a insulino-resistenza, sovrappeso, ipertensione e familiarità, che tende a comparire prevalentemente in età avanzata. Con il diabete di tipo 2 l’insulina prodotta dal pancreas non può funzionare correttamente oppure il pancreas non può produrre abbastanza insulina. Ciò significa che i livelli di glucosio (zucchero) nel sangue continuano ad aumentare.

Il diabete di tipo 2 può non essere diagnosticato per anni se i sintomi non vengono rilevati. I più comuni sono:

–       aumento della sete

–       aumento della diuresi

–       perdita di peso non ricercata

–       malessere

Altre forme di diabete sono:

Diabete tipo 1: si presenta principalmente in pazienti giovani e/o adolescenti e si verifica quando il livello di glucosio (zucchero) nel sangue è troppo alto perché il pancreas non è in grado di produrre insulina.

I sintomi variano in base ai livelli di glicemia e tendono ad insorgere in modo più rapido e più grave rispetto al diabete di tipo 2. La sintomatologia legata al diabete 1 si manifesta con:

–       stanchezza

–       aumento della sete (polidipsia)

–       aumento della diuresi (poliuria)

–       perdita di peso non voluta nonostante iperfagia (appetito incrementato)

–       malessere

–       dolori addominali

–       aumento della fame (polifagia)

–       difficoltà alla vista

–       nausea e vomito

–       alito acetonemico (dall’odore di frutta matura)

Diabete gestazionale: può svilupparsi durante la gravidanza e se non gestito, può portare a problemi sia per la madre che per il neonato. Per la madre, c’è un aumentato rischio di sviluppare pressione alta e preeclampsia. Per il neonato, ci possono essere rischi come macrosomia (un peso alla nascita elevato), ipoglicemia neonatale e un aumentato rischio di obesità e diabete in futuro.

In genere non è caratterizzato da specifici sintomi. Tuttavia, in alcuni casi, si può manifestare attraverso questi segnali:

–       perdita di peso collegato a un aumento della fame

–       aumento ingiustificato della sete

–       aumento della diuresi

–       disturbi alla vista

–       infezioni frequenti (come la cistite)

Di solito viene diagnosticato con un test di tolleranza orale al glucosio tra la 24ª e la 28ª settimana di gravidanza, utilizzando cut-off differenti rispetto a quelli normalmente utilizzati per la diagnosi di diabete mellito. La maggior parte delle donne con diabete gestazionale darà alla luce bambini sani e il diabete si risolverà dopo il parto. Tuttavia, queste donne hanno un rischio aumentato di sviluppare diabete di tipo 2 in futuro e pertanto è raccomandato ripetere il test di tolleranza orale di glucosio 12 settimane dopo il parto.

Diabete MODY (Maturity onset diabetes of the young): è causato dalla mutazione di un singolo gene (molto raro rispetto al diabete tipo 1 o tipo 2) e può essere classificato in almeno 6 forme distinte, denominate dall’1 al 6. A differenza del diabete di tipo 1 ha un esordio precoce (in genere tra i 15 e i 30 anni) e si trasmette da una generazione all’altra (circa il 50% dei figli della persona che ne soffre ha la probabilità di ereditarlo).

Diabete da trapianto renale o cardiaco: il diabete che si sviluppa a seguito di un trapianto renale o cardiaco è noto come diabete post-trapianto (PTDM). Questa condizione rappresenta una complicanza frequente e clinicamente rilevante dei trapianti d’organo. Le principali cause sono i farmaci immunosoppressori, fattori di rischio preesistenti e lo stress chirurgico. Questa condizione può aumentare il rischio di malattie cardiovascolari, rifiuto dell’organo, infezioni e mortalità a lungo termine. La diagnosi si basa su test di glicemia simili a quelli per il diabete tipo 2. Il trattamento può includere l’adattamento dei farmaci immunosoppressori, l’educazione del paziente e l’uso di antidiabetici o insulina. È fondamentale un monitoraggio stretto dei livelli di glucosio nei pazienti trapiantati. Consultare uno specialista se si sospetta PTDM.

Diabete neonatale: il diabete neonatale è una forma di diabete diagnosticata nei primi 6 mesi di vita non legata al diabete di tipo 1. È principalmente causato da mutazioni genetiche che impediscono al pancreas di produrre sufficiente insulina. Esistono due tipi: temporaneo e permanente. I sintomi includono disidratazione, calo di peso, sete eccessiva e poliuria. La diagnosi si basa su livelli elevati di glucosio nel sangue e l’assenza di anticorpi del diabete di tipo 1, spesso accompagnata da test genetici. Il trattamento varia: alcuni bambini possono essere trattati con farmaci orali, mentre altri potrebbero necessitare una terapia insulinica. Con una diagnosi e trattamento tempestivi, la prognosi è generalmente buona, ma è necessario un monitoraggio regolare.

Diabete secondario ad altre patologie (come una malattia del pancreas, la cirrosi epatica o l’insufficienza renale cronica) o a farmaci (per esempio, a seguito di una terapia prolungata con cortisone).

Quanto sono comuni questi tipi di diabete?

In base ai dati ISTAT 2020 si stima una prevalenza del diabete pari a circa il 5,9% della popolazione che corrisponde a oltre 3 milioni e mezzo di persone. Il diabete di tipo 2, detto anche diabete dell’adulto, rappresenta il 90% dei casi di diabete, mentre il diabete di tipo 1, ne rappresenta circa il 10%.

Perché è importante fare una corretta diagnosi di diabete?

Una diagnosi precisa di diabete garantisce un trattamento adeguato e previene complicanze gravi. Il diabete non controllato può causare una serie di complicanze a lungo termine che interessano diversi organi, tra cui cuore, reni, occhi e nervi. Riconoscendo il diabete, il paziente può adottare uno stile di vita sano, come dieta ed esercizio. La diagnosi informa anche la famiglia sui rischi genetici. Una gestione tempestiva riduce emergenze mediche come la chetoacidosi e abbassa i costi sanitari a lungo termine. Una buona gestione migliora la qualità della vita e la longevità del paziente.

Come viene diagnosticato il diabete?

Il diabete mellito si diagnostica attraverso diversi test:

–       Test di glicemia a digiuno: se il livello di glucosio nel sangue è ≥ 126 mg/dL per due volte in assenza di fattori confondenti acuti (come febbre o infezioni in atto), è diagnostico per diabete mellito

–       Test di tolleranza al glucosio orale: dopo un digiuno e l’assunzione di una soluzione zuccherata, un livello di glucosio di ≥ 200 mg/dL due ore dopo pone diagnosi di diabete mellito.

–       Esame dell’emoglobina A1c: misura la percentuale di glucosio legato all’emoglobina negli ultimi 2-3 mesi. Valori ≥ 6.5% sono diagnostici per diabete mellito

–       Prelievo random per glicemia ≥ 200 mg/dL in presenza di segni e sintomi caratteristici (poliuria, polidipsia etc.)

Tratto da: Humanitas, 21 novembre 2023