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Curare obesitā e diabete, senza prevenzione i farmaci da soli non bastano

Per affrontare le complessità dell’obesità il trattamento farmacologico non è sufficiente. Bisogna frenare la sovraproduzione di cibo e bevande a basso costo e deve aumentare l’attività fisica, così come è necessario ridurre la commercializzazione di alimenti ad alto contenuto energetico e di grassi e dei cibi ultraprocessati. La prevenzione deve essere il fondamento su cui poggia tutto il resto. Sono le conclusioni di un editoriale pubblicato su The Lancet.

Probabilmente presto saranno disponibili agenti farmacologici in grado ridurre fino a un quarto del peso corporeo. Retatrutide, che in uno studio di fase II ha dimostrato di trattare efficacemente l’obesità, è l’ultimo di una serie di farmaci che hanno suscitato grande entusiasmo nel campo dell’obesità e del diabete. Semaglutide è stato approvato dalla Fda per il trattamento del diabete nel 2017 e dell'obesità o del sovrappeso nel 2021.

Da allora sono stati commercializzati una serie di farmaci che rallentano la digestione e riducono l'appetito agendo sulla risposta ormonale del corpo al cibo. Tirzepatide, un duplice agonista GLP-1/GIP, è stato approvato per obesità e sovrappeso nel 2023. Retatrutide fa parte di una nuova generazione di tripli agonisti, mirati ai recettori del GLP-1, GIP e del glucagone. La concorrenza tra le aziende farmaceutiche per produrre il trattamento migliore è feroce. Un farmaco efficace contro l’obesità o il diabete ha le potenzialità per generare miliardi di dollari e le compagnie che non dispongono di questi agenti li cercano disperatamente, hanno scritto gli autori.

Di contro non si può negare un vantaggio per i pazienti. Per un soggetto affetto da obesità, costretto a casa, e che ha esaurito tutti gli altri approcci per perdere peso, un farmaco efficace e semplice da assumere potrebbe cambiargli la vita. Un indice di massa corporea (BMI) elevato è responsabile di milioni di decessi e di anni di vita corretti per disabilità a livello globale. La World Obesity Federation ha previsto che più di 1 miliardo di persone saranno colpite dall’obesità entro il 2030 se non verranno intraprese azioni concrete. Date le difficoltà che gli approcci tradizionali di sanità pubblica hanno dovuto affrontare nel controllare le malattie non trasmissibili, vi è un comprensibile interesse per questi farmaci, ma le incertezze e le avvertenze che li circondano richiedono un elevato grado di cautela.

Uso massiccio dei nuovi agenti difficilmente evitabile

Una research letter pubblicata di recente su JAMA ha riportato un’associazione tra l’uso di GLP-1 agonisti per la perdita di peso e il rischio di pancreatite, gastroparesi e ostruzione intestinale. Inoltre i dati sulla sicurezza dell’assunzione di questi farmaci a lungo termine sono limitati e queste preoccupazioni diventano più pressanti man mano che si intensifica la prospettiva di un’espansione delle indicazioni.

Le linee guida raccomandano il trattamento con agenti anti-obesità quando il BMI è pari o superiore a 35 kg/m2 ma è difficile che questo impedisca ai medici di offrire questi farmaci a un gruppo molto più ampio di persone, come avvenuto con le statine. Questi trattamenti vengono inevitabilmente utilizzati non solo su indicazione medica, ma anche quando si vuole semplicemente perdere qualche chilo, e le aziende lavoreranno senza dubbio per ampliare le indicazioni.

«Anche se la prescrizione di farmaci su larga scala è facilmente accettata per altre condizioni comuni, la nostra comprensione dell’efficacia e della sicurezza di questa classe di farmaci è ancora in una fase molto iniziale» hanno osservato gli autori. «Sono pertanto essenziali studi di sorveglianza a lungo termine sui rischi e sui benefici del trattamento in diversi gruppi di pazienti».

Un impegno economico non irrilevante e non per tutti

Anche i costi di questi farmaci sono una questione aperta. Quelli attualmente approvati costano da 300 a 1.300 dollari per 4 settimane di trattamento. La perdita di peso si mantiene fintanto che vengono assunti e, una volta interrotta la terapia, è possibile riacquistare peso e quindi i costi del trattamento cronico, sia per le persone che per i sistemi sanitari, potrebbero essere sostanziali.

Di contro il risparmio sanitario associato a un trattamento efficace del diabete e delle malattie legate all’obesità, compresi molti tumori, è potenzialmente enorme. Si stima che negli Stati Uniti i costi sanitari per i bambini di 10 anni affetti da obesità siano pari a 9,4-14,0 miliardi di dollari. L’obesità può causare perdite di produttività, anche a causa di giorni di assenza per malattia, inabilità a lungo termine e pensionamento anticipato, con rilevanti conseguenze economiche.

Tuttavia i costi non saranno sostenuti equamente da tutti. Aumenterà la disuguaglianza tra chi è in grado di pagare il trattamento, anche se ne ha meno necessità, e quanti soffrono di maggiori oneri legati alle malattie nei gruppi socialmente più svantaggiati e nei paesi più poveri.

La prevenzione resta il principale e imprescindibile approccio contro l’obesità

Una semplice pillola o un’iniezione aiuterà senza dubbio alcuni pazienti, ma non può essere l’unica base per affrontare le complessità dell’obesità, che è il prodotto non solo delle circostanze e del comportamento di un individuo, ma anche della società in generale, modellata dai mercati alimentari globali e dagli accordi commerciali, hanno concluso gli autori.

Sono necessari approcci multidimensionali per frenare gli effetti dell’ambiente obesogeno, in particolare contro un’industria internazionale che promuove la sovraproduzione di cibo e bevande a basso costo. L’attività fisica deve aumentare; camminare e andare in bicicletta per andare al lavoro o a scuola dovrebbero essere normalizzati e resi più facili e sicuri. È necessario attuare tassazioni sullo zucchero e restrizioni alla commercializzazione di alimenti ad alto contenuto energetico, ad alto contenuto di grassi e ultra-processati. La prevenzione deve essere il fondamento su cui poggia tutto il resto.

Referenze

Treating obesity and diabetes: drugs alone are not enough. Lancet. 2024 Jan 6;403(10421):1.

Tratto da: Pharmastar, Davide Cavaleri, 10 gennaio 2024