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Il fuoco di Sant’Antonio mette in pericolo il cuore

Nella settimana successiva alla diagnosi di Herpes Zoster le probabilità di incorrere in un ictus o un infarto raddoppiano. Sconosciuta la ragione

Herpes zoster o fuoco di Sant’Antonio, comunque lo si chiami rievoca bruciore, bolle sulla pelle, prurito e un dolore intenso. Meno immediato, però, è pensare che sia legato a disturbi cardiovascolari. Eppure c’è chi lo sostiene, come alcuni ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine in un recente studio pubblicato su PLOS Medicine.

L’indagine ha considerato oltre 67 mila persone con più di 65 anni che avevano ricevuto diagnosi di herpes zoster e ictus o herpes zoster e infarto tra il 2006 e il 2011. Scopo della ricerca era valutare se il fuoco di Sant’Antonio influiva sulla probabilità di contrarre patologie di tipo cardiovascolare. E la risposta a questo quesito, secondo i dati raccolti, sembrerebbe essere affermativa.

Nessun rapporto causa-effetto, ma un legame tra i due fenomeni sembra esserci visto che, rispetto a prima di manifestare l’infezione, i pazienti esaminati mostravano un rischio più alto per ictus e attacco cardiaco. Rischio che raggiungeva l’apice a una settimana dalla diagnosi di herpes zoster, diventando più alto per questi disturbi cardiovascolari rispettivamente di 2,4 e 1,7 volte, per poi gradualmente ridiscendere e tornare, dopo sei mesi, ai valori presenti prima del fuoco di Sant’Antonio.

«Non sappiamo perché ciò accada e serviranno altri studi per confermare quanto riscontrato, ma il nostro studio indica che immediatamente dopo la diagnosi di herpes zoster il paziente sembra diventare più vulnerabile a ictus e infarto», precisa l’epidemiologa Caroline Minassian.

Questo potrebbe essere dovuto all’aumento dell’infiammazione, specialmente a livello vascolare, che è presente in chi manifesta il fuoco di Sant’Antonio. Lo stress e il dolore a esso associati possono inoltre contribuire all’innalzamento della pressione arteriosa, fattore di rischio cardiovascolare. «Sono tutte ipotesi da verificare, ma sapere che queste patologie possono verificarsi con più probabilità in certi pazienti può aiutare a prevenirle», conclude Minassian.

In attesa di saperne di più, si invita dunque a prestare attenzione alla salute cardiovascolare di chi ha appena scoperto di avere l’herpes zoster, patologia che colpisce prevalentemente gli ultracinquantenni, 300 mila all’anno solo in Italia.

La malattia è causata dallo stesso virus della varicella. Infezione da cui si guarisce, ma solo apparentemente. L’agente infettivo che la provoca, infatti, resta dormiente nei gangli nervosi e può “risvegliarsi” a distanza di anni e in condizioni di debolezza immunitaria, manifestandosi appunto come il fuoco di Sant’Antonio. Nei casi più seri può estendersi anche ai nervi facciali e oculari, minacciando i movimenti e la sensibilità del volto e la visone e il dolore che lo caratterizza può permanere anche per mesi e anni, nel caso della complicanza detta nevralgia post-erpetica.

Non esiste cura risolutiva e l’infezione deve fare il suo corso, anche se il tempestivo ricorso ai farmaci antivirali aiuta ad alleviare la sintomatologia e accelera la guarigione.

Un aiuto in più arriva dal vaccino, disponibile anche in Italia dallo scorso anno e consigliato agli over 50: diminuisce la probabilità che la malattia si presenti e, in caso contrario, la rende meno seria. È troppo presto, però, per dire se la vaccinazione possa ridurre il rischio per cuore e arterie che sembra associato all’herpes zoster. Nello studio inglese essere vaccinati o meno sembrerebbe irrilevante, ma i pazienti immunizzati esaminati sono ancora troppo pochi per fornire dati certi.

Tratto da: Healthdesk, Cristina Gaviraghi, 16 gennaio 2016