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Noi i migliori ‘amici del cuore’ vita sana e… colesterolo a 70!

Intervista con Michele Massimo Gulizia, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri (ANMCO) e direttore della Cardiologia dell’Ospedale Garibaldi di Catania.

‘Amico del cuore’ è un progetto educazionale per i pazienti post infarto fortemente voluto da ANMCO. Ma chi è il vero ‘Amico del cuore’? Perché ‘dopo l’infarto il colesterolo conta’? E cosa significa il numero 70 che vediamo nel logo?

Il vero Amico del cuore siamo noi stessi che dobbiamo voler bene al cuore e prendercene cura attraverso un’attenzione particolare, conducendo una vita sana e rispettando la dieta mediterranea che privilegia cibi di stagione e povera di grassi. In tal senso il colesterolo ‘conta’ sempre e in modo particolare dopo un infarto per un motivo molto semplice: perché il colesterolo, particolarmente quello LDL o ‘cattivo’ è più denso e pericoloso in quanto si accumula nelle pareti dei vasi arteriosi creando placche che restringono il lume dell’arteria e possono rompersi provocando emorragie o dare luogo alla formazione di trombi che chiudono il vaso sanguigno. ‘70’ è un numero molto importante perché è il limite fondamentale del colesterolo LDL che non bisogna mai superare quando il soggetto ha avuto un infarto: oggi sappiamo che mantenere l’LDL sotto i 70 mg/dL permette di ridurre in maniera significativa gli eventi che possono portare a un nuovo infarto, a ischemia cerebrale o, addirittura, a morte per eventi cardiovascolari. Proprio per questo la campagna ‘Amico del cuore’ si rivolge agli infartuati ma anche ai diabetici. D’altra parte, mantenere sotto i 70 mg/dL il colesterolo LDL permette di tenere sotto controllo anche gli altri fattori di rischio dal momento che per ottenere questo obiettivo terapeutico c’è bisogno dei farmaci come le statine, di una dieta particolarmente equilibrata e dell’attività fisica che permette di bruciare i grassi. ‘70’ è il valore, il limite sopra il quale non deve mai salire chi ha avuto un infarto e i consigli che noi cardiologi indichiamo sono quelli di assumere con costanza tutte le medicine prescritte, di rivolgersi al cardiologo o al medico di famiglia se non si riesce a raggiungere il livello terapeutico di 70 mg/dL di colesterolo LDL, di condurre una vita sana con particolare riguardo all’alimentazione (assumendo frutta, verdura e legumi, riducendo i grassi, mangiando pochissimi dolci e bevendo poco alcol). Lo specialista cardiologo e il medico di medicina generale sono i migliori alleati della salute del nostro cuore.

Il progetto ‘Amico del cuore’ si focalizza sulla fase che segue la dimissione del paziente dalla UTIC. Perché nell’ambito del progetto è stato scelto di intervenire anche in questo momento del percorso? Come si articola in tal senso il progetto?

Già in questi due ultimi anni come ANMCO abbiamo portato avanti numerosi progetti di prevenzione primaria: adesso ci siamo voluti confrontare con i pazienti che hanno avuto un evento coronarico acuto per diversi motivi. Sappiamo che l’Italia è un paese che invecchia, sappiamo che ogni anno 135.000 individui vengono colpiti da infarto e un terzo di questi purtroppo decede. Sappiamo anche che nel 60% dei casi c’è un’elevata probabilità di successivi ricoveri e che tutto questo è in aumento. Allora ci siamo posti il problema: forse non si fa abbastanza? La risposta è sì, non si fa abbastanza perché oggi le degenze sono brevi, il turn-over elevato per ridurre gli sprechi, ma il pressing dei pazienti è talmente forte che i medici non hanno il tempo di fare counselling per spiegare alla persona con infarto che deve continuare a prendere i farmaci prescritti e che il suo colesterolo deve stare basso. Dal canto suo il paziente non ha la percezione del rischio che corre se il colesterolo si innalza; succede, quindi, che già dopo un mese dalla dimissione inizia a non prendere con costanza i farmaci e nel giro di un anno si ritrova nelle stesse condizioni di prima dell’infarto con un rischio aggiuntivo perché adesso è più predisposto ad andare incontro ad un secondo evento coronarico acuto. Tutto questo ci ha indotti a scendere in campo stavolta con una campagna di prevenzione secondaria. Il progetto ‘Amico del cuore’ si articola in due momenti: il 7 aprile si tiene la conferenza stampa di presentazione della campagna seguita il 16 aprile da un evento formativo/informativo che coinvolgerà 14 sedi (Ancona, Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Catanzaro, Firenze, Genova, Napoli, Perugia, Roma, Torino, Trieste, Verona) di cui Catania sarà sede coordinatrice. Dopo la riunione locale con due medici che tratteranno dell’impatto delle malattie cardiovascolari e delle criticità dell’aderenza alle terapie e del raggiungimento del target terapeutico del colesterolo LDL, si terranno due letture sull’importanza della terapia ipolipemizzante e sulle evidenze e il valore aggiuntivo del progetto sul dopo infarto. Infine, si aprirà una discussione con le conclusioni. La seconda parte dell’evento è aperta alla popolazione e vede la partecipazione dei pazienti attraverso una tavola rotonda dal titolo ‘La vita dopo l’infarto’. Ai pazienti verrà donato il regolo che permette di conoscere e calcolare il valore e i limiti del proprio colesterolo e un opuscolo intitolato ‘Conosci i limiti del colesterolo?’ nel quale si danno consigli per controllare e rispettare i valori del colesterolo dopo l’infarto. Tre i limiti del colesterolo LDL da seguire: 70 mg/dL dopo un infarto; 100 mg/dL con più fattori di rischio; 115 con fattori di rischio importanti.

Oltre a questo importante progetto come si concretizza l’impegno scientifico e clinico di ANMCO per i pazienti post infarto? Sappiamo che è attualmente in revisione un documento di consenso rispetto alla gestione dei pazienti post infarto. Ci può anticipare quali sono le indicazioni? Quali ripercussioni avrà questo documento nella futura gestione dei pazienti?

L’impegno scientifico e clinico di ANMCO è testimoniato dal fatto che per la prima volta siamo riusciti a concretizzare la redazione di ben 22 documenti scientifici di consenso che prendono in esame tutte le possibili situazioni patologiche: dalle alterazioni della colesterolemia al dopo infarto, dal percorso diagnostico-terapeutico dei pazienti intolleranti alle statine al trattamento dei pazienti con cardiopatia ischemica cronica. Il 23° documento riguarda nello specifico il percorso diagnostico-terapeutico del paziente con ipercolesterolemia in Italia che ANMCO ha portato avanti con il contributo di 17 Società scientifiche e che stiamo per portare al Ministro della Salute per spiegare come va trattato il paziente con colesterolo elevato. Una della indicazioni più importanti che emerge dal documento di consenso è che oggi ‘il malato deve essere trattato al meglio delle nostre possibilità e che non si può pensare di trattare con farmaci efficaci solo la parte di popolazione che se lo può permettere, relegando la restante parte a trattamenti non proprio efficaci’. Se il soggetto è ad altissimo rischio dobbiamo usare tutto l’armamentario terapeutico di cui disponiamo per evitare disabilità e mortalità premature. È un invito ad usare i farmaci efficaci e a non limitarne l’uso. Confidiamo che presentare al Ministro il documento possa avere un impatto rilevante e possa diventare uno strumento di cultura: noi cardiologi indichiamo chi sono i pazienti che vanno trattati primariamente e diciamo con quali strumenti, farmacologici e tecnologici, bisogna trattarli; sarà poi compito del Governo decidere dove alzare o abbassare l’asticella della rimborsabilità in base alle risorse economiche esistenti, ma siamo noi clinici a stabilire chi sono i soggetti più a rischio da trattare prima e come trattarli.

Tratto da: Libero Quotidiano, Martina Bossi, 11 aprile 2016