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Bypass con rivascolarizzazione arteriosa totale si associa a un aumento sopravvivenza

I diabetici sottoposti a bypass cardiaco aorto-coronarico vivono di più e hanno risultati a lungo termine migliori se i vasi usati sono arterie piuttosto che vene, secondo uno studio pubblicato su Annals of Thoracic Surgery e coordinato da James Tatoulis del Royal Melbourne Hospital in Australia. Per giungere a queste conclusioni gli autori dell'articolo hanno esaminato oltre 63.000 casi cardiochirurgici presenti nella banca dati della Australian and New Zealand Society of Cardiothoracic Surgeons (Anzscts), identificando 34.181 pazienti sottoposti a bypass coronarico (Cabg) per la prima volta dal 2001 al 2012. Di questi, 2.017 erano soggetti con diabete nei quali erano state usate solo arterie secondo la tecnica della rivascolarizzazione arteriosa totale (Tar) mentre 1.967 erano invece diabetici sottoposti a Cabg convenzionale realizzato con vasi in prevalenza venosi. E a conti fatti i risultati dimostrano che quando la procedura Cabg/Tar viene impiegata nei pazienti diabetici, la loro sopravvivenza a lungo termine migliora in modo significativo.

«Per fare qualche numero, l'87% di chi è stato sottoposto a Cabg arterioso sarà ancora in vita dopo 10 anni dall'intervento, contro il 78% di chi è stato sottoposto a Cabg venoso» spiega Tatoulis, ricordando che esiste una forte correlazione tra malattia coronarica e diabete. Secondo l'American Heart Association, gli adulti diabetici hanno probabilità da due a quattro volte maggiori di diventare cardiopatici rispetto ai coetanei senza diabete. «Con l'incidenza del diabete in aumento in tutto il mondo, è probabile che aumenteranno in modo significativo anche i pazienti diabetici che nel prossimo avranno bisogno di Cabg» scrivono i ricercatori, ipotizzando che, alla luce di questi risultati, la procedura Cabg/Tar assumerà un'importanza sempre maggiore. Anche perché, e questo è un altro risultato importante che emerge dall'articolo, la procedura può essere eseguita sui diabetici senza che aumenti il tasso di complicanze quali angina, attacchi di cuore, insufficienza cardiaca e ricoveri ospedalieri.

«Il Cabg è uno degli interventi chirurgici più comuni, con quasi 400.000 procedure eseguite ogni anno nei soli Stati Uniti. E per aumentare la durata del beneficio dato dall'intervento, si tende oggi a utilizzare graft arteriosi multipli, nella speranza che la loro maggior durata riduca il rischio per il paziente di un'altra futura operazione» spiegano i ricercatori, ricordando che un flusso coronarico costante di sangue ossigenato è indispensabile per il mantenimento di un'efficace funzione cardiaca, in quanto il miocardio, muscolo costantemente in moto, non è in grado di immagazzinare alcun tipo di energia. Durante l'intervento di Cabg il chirurgo apre le coronarie ostruite con una piccola incisione a valle dell'ostacolo, suturandovi un segmento di vena safena o di arteria mammaria e collegando l'altra estremità al sistema arterioso. «In particolare, i nostri dati confermano che la Tar può essere eseguita da qualsiasi cardiochirurgo ben addestrato, ponendo la procedura Cabg/Tar entro le capacità professionali di ogni operatore esperto» conclude Tatoulis.

Ann Thorac Surg. 2016. doi: 10.1016/j.athoracsur.2016.05.062

https://dx.doi.org/10.1016/j.athoracsur.2016.05.062

Tratto da: Doctor33, 15 luglio 2016