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Retinopatia diabetica, screening da tenere d’occhio

Si può effettuare anche una diagnosi a distanza grazie alle foto del fondo oculare

La telemedicina viene in soccorso di chi è diabetico: il controllo della salute retinica può essere effettuato anche a distanza con le foto del fondo oculare. Questo può essere un vantaggio soprattutto se ci si trova in aree lontane dalle strutture sanitarie oppure se lo screening coinvolge un ampio numero di persone. Si pensi che la retinopatia diabetica – con i relativi danni al tessuto retinico provocati da alterazioni dei vasi – è ancora considerata oggi la prima causa di cecità in età lavorativa nei Paesi più sviluppati.

Negli Stati Uniti un gruppo di ricercatori universitari ha analizzato circa 24 mila esami retinici ottenuti in un trentennio, a cui hanno partecipato indicativamente 1400 persone.

Servono più controlli mirati

Secondo questa nuova ricerca – pubblicata sul New England Journal of Medicine – le persone affette dalla forma più grave di diabete (il tipo 1, che richiede somministrazione d’insulina) dovrebbero sottoporsi a controlli oculistici mirati a diagnosticare la presenza di una retinopatia diabetica, con una periodicità variabile a seconda del grado di rischio invece di recarsi automaticamente a “un controllo annuale attualmente raccomandato”.

I due parametri principali di cui i medici dovrebbero tenere conto sono, da un lato, il grado di retinopatia eventualmente presente e, dall’altro, il livello di emoglobina glicata (che fornisce l’andamento della glicemia degli ultimi 2-3 mesi grazie a un prelievo sanguigno). Queste sono le conclusioni dei ricercatori statunitensi indirizzate, in particolare, agli oculisti.

Cos’è auspicabile in Italia

Dal canto suo l’Agenzia internazionale per la prevenzione della cecità-IAPB Italia onlus, assieme ad altre organizzazioni – come Diabete Italia, la SOI, la SIMG, il CEIS (Università di Tor Vergata), l’IBDO, la SID, l’AMD e la FAND – auspica una migliore azione pubblica preventiva. Ciò comprende un più diffuso ricorso alla retinografia, con le sue foto del fondo oculare che consentono una diagnosi tempestiva, ai fini della prevenzione e del controllo dalla retinopatia diabetica, anche ricorrendo alla diagnosi a distanza. Infatti si legge nelle linee guida italiane sulla retinopatia diabetica:

È anche ipotizzabile, in particolari situazioni ed aree geografiche, l’utilizzo di tecnologie di telemedicina che consentirebbero la trasmissione e la refertazione a distanza da parte di centri di riferimento qualificati. In tale contesto, la cartella clinica elettronica (adeguatamente strutturata con dati clinici condivisi e codificati) rappresenta un utile metodo di comunicazione tra i sanitari coinvolti nella cura del paziente. Il rapporto diretto e continuativo esistente fra medico di famiglia e cittadino può favorire la precoce individuazione delle complicanze secondarie al diabete e portare, nel tempo, ad una netta riduzione degli esiti più gravi come la cecità.

Quindi in queste linee guida si adduce come modello di riferimento il Regno Unito, ormai dotato di una rete integrata di strutture dedicate allo screening della retinopatia diabetica, nel quadro di un piano nazionale di prevenzione della cecità.

Dunque anche il Sistema sanitario nazionale italiano dovrebbe agire più efficacemente, in modo più organizzato e omogeneo, per prevenire e gestire al meglio i diabetici, assicurandosi che effettuino regolarmente degli screening visivi. Questa viene considerata ormai un’indifferibile necessità. A tal fine la IAPB Italia onlus ha promosso una mozione parlamentare indirizzata al Governo affinché le persone diabetiche vengano tra l’altro sottoposte a un esame periodico con retinografia senza dilatazione della pupilla (in miosi), nell’ambito di una gestione più ampia del paziente. Preservare anche la salute retinica è infatti fondamentale per tutelare la qualità della vita.

Fonti principali: NEJM, NIH, IAPB

Tratto da: IAPB, 03 maggio 2017